Covid-19: preti in prima linea
In un Paese che vede andarsene ancora adesso quasi 400 persone al giorno (questo il dato quotidiano mentre stiamo scrivendo) per il covid, forse la vicenda dei 206 preti diocesani che sono morti tra il marzo e il novembre 2020 può non colpire particolarmente. Ma, senza ovviamente voler fare alcuna classifica di «merito», c’è un aspetto che induce a un surplus di riflessione dinanzi a questo numero che pare esiguo rispetto alle 57.647 persone morte in Italia quasi nello stesso periodo (febbraio-novembre 2020) con il covid: in molti casi i preti deceduti hanno contratto il virus mentre svolgevano il loro ministero, ben consci dei rischi a cui andavano incontro, vista anche la loro età avanzata o le pregresse patologie.
«A essere coinvolto nella strage silenziosa è quasi un terzo delle diocesi: 64 su 225» scrive Riccardo Benotti, caposervizio del Sir e autore del volume. A morire, sottolinea ancora il giornalista, non sono stati soltanto i sacerdoti più fragili: «Oltre 40 di loro, infatti, hanno massimo 75 anni (20 per cento del totale), ovvero l’età limite prevista dal Codice di Diritto canonico per svolgere il ministero di parroco. Sono preti attivi che vivono la missione tra la gente (4 hanno meno di 50 anni), partecipando quotidianamente alle vicende del popolo di Dio loro affidato».
Ed è a loro soprattutto che sono dedicate queste pagine che raccontano vite semplici e fedeli al proprio ministero, lotte quotidiane, affrontate senza protagonismi, accanto a persone anonime, ma anche impegno coraggioso accanto ai più fragili. Un omaggio alla memoria di coloro che il Papa, nell’omelia della Messa in Coena Domini, ha definito «i santi della porta accanto». Perché ricominciare non significa dimenticare.