La gioia di sapersi amati
Un buco nel cuore. Una vaga sensazione di scontentezza. Una percezione fluttuante di ansia che ti porterebbe a distrarti a destra e a sinistra. Sono tanti i modi con cui talvolta ci troviamo a descrivere il nostro stato d’animo quando non è particolarmente sereno e, nello stesso tempo, non sta vivendo drammi dolorosi. Da un lato ci sembra che non vi siano gravi problemi e che, tutto sommato, le cose stiano andando benino; dall’altro sentiamo contemporaneamente un indescrivibile senso d’incompletezza e insoddisfazione. Fa parte della vita di tutti. Difficilmente si può immaginare di raggiungere uno stato esistenziale di felicità e pienezza che ci faccia vivere sempre a gonfie vele; sarebbe davvero irrealistico! Ma che cosa può riempirci? Sant’Antonio ci parla di «grazia» e la intende come qualcosa in grado di colmare pienamente; al punto tale che tutto il resto pare superfluo per la nostra anima. È come versare qualcosa all’interno di un recipiente già colmo: traboccherà e il liquido andrà perduto.
Ma cos’è questa «grazia» di cui ci parla il Santo? Fiumi d’inchiostro sono stati scritti al riguardo. La descriverei semplicemente così: grazia è la gioia che riempie il tuo cuore quando scopri che qualcuno si preoccupa di te, ti vuole un mondo di bene e per te farebbe qualsiasi cosa. E poiché ti senti amato in questo modo, vorresti dirlo a tutti e far sì che anche altri possano rallegrarsi per questo amore. Per sant’Antonio un amore così grande può venire solo dal Signore, per cui la «grazia» per eccellenza è l’immensità di bene con cui il Dio della vita si fa accanto a ciascuno di noi, facendoci assaporare la sua dolce protezione.
La prospettiva del nostro Santo – che chiamerei prospettiva «del bicchiere pieno» – mi sembra rasserenante. È come se tutti noi venissimo invitati a gustare il bene, a scoprirlo nella nostra vita. L’invito più importante, dunque, non sembra essere quello finalizzato a non peccare. Forse pensiamo che gli antichi fossero molto ostinati nel dirci: «Fai attenzione a non peccare!»; ed esortazioni come queste sono frequenti, certo. Ma più efficaci e luminose sono le espressioni con le quali, positivamente, veniamo raggiunti affinché diveniamo consapevoli di ciò che il Signore ci sta già donando. Aprendo cuore e occhi alle meraviglie della vita, riconoscendole dono del Signore, saremo più propensi a lodarlo e ringraziarlo; e il peccato, forse, ci attirerà di meno. Ci apparirà come liquido superfluo che non serve più, dato che il cuore custodisce ben altre e più grandi gioie!
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