La forza del leprotto
Ci sono persone che hanno così poca fiducia nelle proprie capacità di esporsi che preferiscono rimanere nascoste. Non di rado sono piene di risorse: intelligenti, sensibili e fantasiose. Ma stanno dietro. Forse siamo anche noi così. O almeno qualche volta ci sentiamo congelati in situazioni analoghe. Il punto è che ritrovarsi così, spesso, fa sentire pure in colpa. Non solo provi il disagio dell’insicurezza, che pare toglierti il fiato, ma hai anche la sensazione d’essere accusato di qualcosa che non sai ben definire. Una vocina dentro di te ti rimprovera: «Non sei all’altezza! Che aspetti?».
Leggere sant’Antonio che paragona il timido a un leprotto suscita simpatia. Dà respiro e subito ci orienta. Da sostenere c’è il peso della fragilità, certo. Chi è timido, infatti, è bersaglio privilegiato di tante forme d’ingiustizia, non sa difendersi quando esibizionismo, arroganza, arrivismo e carrierismi vari si mettono a urlare e rubano ogni possibilità di far sentire la propria voce. Urlare è di moda. Se urli ti pare di essere una persona determinata e intelligente. Sarà proprio così?
Il timido può scegliere un’altra via, si può dire una strada a tre snodi, essenziali, che il nostro Santo non esita a chiamare in causa: speranza, fede, carità. Un letto. Una roccia. Una scala. C’è un letto in cui riposare, su cui trovare motivo di slancio: la speranza. E in effetti la speranza è quel dono dello Spirito che, a partire da piccoli semi, fa pregustare la pienezza del frutto.
Davvero è riposante intuire che il poco che riesci a fare è importante, è già promessa di un bel traguardo. Da sola la speranza potrebbe essere esile, ha bisogno di un fondamento sicuro: la roccia della fede. Trovare appoggio nella fede vuol dire rinunciare a far da soli. La fede ce l’ha chi si lega a qualcuno, gli domanda aiuto, fa scattare la bellezza di un rapporto. È aprirsi a un altro che ti sorride e non ti accusa.
Siamo già a buon punto, sì. Facciamo un altro passo? La scala della carità. Il letto della speranza non è pigrizia. La roccia della fede non è scudo difensivo. Puoi infatti innalzare una scala che ti sbilancia verso altri, ti fa aprire gli occhi su quelli a cui puoi fare del bene. E ce ne sono tante, di persone così, attorno a te. Qual è la magia? Salendo quella scala di carità ti accorgi, oppure nemmeno te ne accorgi ma accade, che la timidezza svanisce. Piano piano. Però tu non urli come gli arroganti esibizionisti carrieristi. Ti piace di più occuparti della vita degli altri, facendoli respirare meglio.
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