I mulini dell’impossibile
Possono due progettini, che assieme ammontano a circa 15 mila euro, cambiare il lavoro agricolo, la vita e persino il benessere sociale di 16 mila abitanti? Qualsiasi persona di senno, a prima vista, direbbe di no, che non si può fare. Per questo ogni tanto bisogna dar spazio ai sognatori, magari tenendoli con i piedi per terra, ma guardando avanti insieme con loro. È quello che è successo in questo progetto agricolo a Bubiki, un villaggio rurale della diocesi di Shinyanga, nel Nord della Tanzania, 16 mila e 28 abitanti, divisi in 33 insediamenti, in maggioranza poveri agricoltori di sussistenza e qualche allevatore. Villaggio di baracche di fango, a 45 chilometri dalla città, dove è molto alto il tasso di malnutrizione e di malattie causate dall’acqua malsana e dove le uniche risorse sono un piccolo dispensario, una scuola elementare e una superiore.
Il progetto di fra Francis Kamani, il parroco della St. Joseph’s Church Mipa Parish, nonostante le premesse, parte in salita: nelle carte che arrivano in Caritas sant’Antonio il sacerdote chiede aiuto per l’acquisto di mulini per la macina del mais e del riso e una pressa per estrarre l’olio dai semi di girasole, ma la richiesta è confusa e approssimativa. Sarebbe da dirgli di no, ma operatrici e frati intuiscono le potenzialità del progetto; inizia quindi un lavoro a più mani, che unisce Africa e Italia, fino ad approdare a una realizzazione piccola ma efficacissima, che il consiglio dell’opera caritativa approva. È il 2 maggio del 2022.
La stranezza del progetto non sta solo in questo inizio sofferto: l’impulso che lo avvia non parte da un’esigenza agricola ma da un problema sociale che turba il sacerdote: «Alla sera – racconta fra Francis – le donne tornano dai campi o da altri lavori assieme ai loro mariti. Devono però preparare il cibo per la famiglia. Per cui prendono la razione di mais, di sorgo o di riso che occorre e vanno al mulino a macinarlo. Solo che i mulini sono pochi e poco efficienti mentre le file sono lunghissime; le donne arrivano a casa troppo tardi, trovando i mariti in collera. Le file per la macina sono la principale causa di maltrattamento e violenza domestica sia per le donne che per i bambini e le bambine». Una situazione che è di giorno in giorno più insostenibile, perché i raccolti sono sempre più magri a causa dei cambiamenti climatici e il futuro appare fosco.
La crisi economica in Africa, infatti, sta diventando sempre più dura, per più fattori. Per esempio, la guerra in Ucraina sta rendendo insostenibile l’importazione di cereali per i Paesi africani. Stime internazionali riportano che dal 2020, quindi dalla pandemia, il 60 per cento di africani in più soffre la fame. Eppure Bubiki avrebbe un vantaggio finora non sfruttato: si estende lungo la superstrada Mwanza-Shinyanga, che unisce i due centri economici più importanti della zona: «A oggi non c’è mercato – spiega fra Francis –, perché mancano infrastrutture e perché i contadini hanno poco da vendere, ma se avessero i mezzi potrebbero dedicarsi anche a culture più redditizie e più resilienti ai cambiamenti climatici e guadagnare qualcosa per migliorare la loro vita».
Il progetto approvato da Caritas sant’Antonio a questo punto diventa strategico. Avere accesso ai mulini per macinare i cereali e a un frantoio per produrre l’olio di girasole avrebbe due effetti immediati: da un lato eliminerebbe le file delle donne e quindi la ragione di tanta sofferenza familiare, dall’altro permetterebbe di aumentare la produzione di farine e di olio di girasole. Quest’ultimo, in particolare, è molto richiesto nella zona e deriva da una coltivazione più adatta al clima attuale.
Ce n’è abbastanza per indurre fra Francis ad allargare il suo sogno, che ora dalla fila delle donne ai mulini spazia all’intero sistema agricolo della sua zona: «Con gli scarti dei cereali e dei girasoli – spiega – potremmo ottenere mangimi e convincere gli abitanti ad avviare piccoli allevamenti di pollame o di altri animali oppure a iniziare un’attività di produzione di mattoni per l’edilizia, unendo ecologia e lavoro. Il mercato dell’olio di girasole potrebbe convincere altri contadini ad allargarne la coltivazione, visto che ora non devono più fare 40 chilometri in bicicletta per portare i semi al frantoio più vicino».
Sogno dopo sogno, i contadini cristiani e musulmani s’infervorano, guardano avanti, vogliono collaborare. Costruiscono i mattoni per il piccolo edificio che ospiterà le macchine e mettono a disposizione le loro braccia. Intanto fra Francis, rinvigorito da quanto sta accadendo al suo villaggio, va a parlare con le autorità agricole statali perché organizzino corsi professionali adatti alle future attività. L’ultimo atto con Caritas sant’Antonio è del giugno 2023, ed è l’acquisto di una macchina per la raffinazione dell’olio di girasole, per filtrarlo elevando qualità e conservabilità del prodotto. In tutto 9.500 euro per i mulini e il frantoio e 4.800 per la macchina filtrante. Dal dicembre 2022, con l’arrivo delle nuove macchine, è iniziato un nuovo corso a Bubiki. Meno di 15 mila euro, per cambiare la vita di 16 mila persone. Pensate ancora che sia impossibile?
Segui il progetto su www.caritasantoniana.org
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