Accanto alle donne
Avrebbe tutte le carte in regola per atteggiarsi a «diva»: una prestigiosa carriera internazionale, premi, riconoscimenti, una bellezza mozzafiato. E invece Maria Grazia Cucinotta è rimasta nell’animo la ragazza semplice e genuina partita giovanissima dalla Sicilia, per fare la modella prima al Nord Italia e poi a Parigi, e che non si è mai fatta travolgere dal grande successo ottenuto. Ha recitato in più di 90 film (la sua ultima fatica, Il meglio di te, è stato presentato alla mostra del cinema di Cannes lo scorso maggio). È regista, produttrice e conduttrice (attualmente su La7, con la trasmissione L’ingrediente perfetto). È anche scrittrice: nel 2020, infatti, è uscito il suo primo libro, Vite senza paura. Storie di donne che si ribellano alla violenza (Mondadori). E, da sempre, è impegnata nel mondo del volontariato. L’abbiamo incontrata nell’ambito del Festival del Viaggiatore di Asolo (TV), per una chiacchierata a 360 gradi sulla sua vita.
Msa. Maria Grazia, da ragazza sognavi già di fare l’attrice?
Cucinotta. In realtà io volevo fare la modella, ero alta, però poi non avevo il fisico giusto, non entravo nei vestiti e il mio sogno si frantumò presto. Partecipai così al concorso di Miss Italia, dove giunsi in finale e questo mi consentì di fare un provino per la trasmissione di Arbore Indietro tutta. Fui presa, poi da lì passai alla pubblicità, quindi ai picccoli ruoli al cinema, fino ad arrivare al Postino, il film con Massimo Troisi che mi lanciò. Era troppo per me, da bambina nata in quartiere periferico, sognare di fare l’attrice.
Come hai ricordato, il grande successo è arrivato con Il Postino (1994). Ma pochi sanno che si è trattato di un segno del destino: tu infatti sei figlia, sorella, cognata e zia di postini…
È una cosa che mi fa sempre sorridere, perché mi fa ripensare ai miei esordi... Devi sapere che poco prima di entrare nel mondo dello spettacolo, feci anch’io il concorso alle poste, e lo vinsi. Nel frattempo però, mi avevano preso a Indietro tutta. Mio padre si arrabbiò moltissimo, non mi parlò per mesi, e non si riconciliò con la mia professione finché non girai Il Postino: grazie a quel film potè ricollocarmi nel mondo dei postini ed essere orgoglioso di me.
In una recente intervista, hai confessato che da bambina sognavi di fare la presidente della Repubblica, perché così avresti potuto aiutare le persone. In effetti, da sempre tu sei impegnata nel volontariato e, nel maggio 2019, hai fondato la onlus Vite senza paura, che sostiene le vittime di violenza.
L’associazione è nata dopo anni e anni di volontariato in varie associazioni che si occupano di violenza sulle donne. Spesso, però, ero insoddisfatta, perché non capivo se il mio impegno serviva ad aiutare concretamente queste donne, se in qualche modo contribuivo a «salvarle». E così, grazie all’incontro con la magistrata Solveig Cogliani e con la psicologa Francesca Malatacca, è nata l’associazione che oggi, con l’aiuto di Maria Stella Giorlandino, che aveva già avviato una serie di centri di aiuto alle donne, è a tutti gli effetti una struttura dove le donne possono denunciare le violenze subite, e noi possiamo aiutarle e non farle sentire sole. La solitudine a volte uccide, perché ti lascia completamente in balìa della violenza.Per questo è importante supportare le vittime e aiutarle a denunciare. Purtroppo, a oggi non ci sono norme che le tutelino al 100%, e infatti come associazione abbiamo anche presentato in Senato delle proposte di legge in tal senso. È un percorso lungo, a volte ci sembra di lottare contro i mulini a vento, ma non possiamo mollare.
Nel tuo libro scrivi che le donne devono avere un surplus di coraggio per affrontare la vita.
Purtroppo sì. Il libro comincia proprio con le frasi che mi diceva sempre mia madre: «Dove vai?», «Non tornare tardi», «Fatti accompagnare…». Nella nostra società, le donne non sono libere, perché sono considerate sempre delle prede. Dobbiamo operare per un cambiamento profondo, cominciando con il riscoprire la forza della solidarietà femminile ed educando i figli al rispetto delle donne. Non possiamo colpevolizzare solo gli uomini, dobbiamo noi donne per prime riscoprire la potenza del nostro stare insieme, che può generare un’enorme forza.
Sei sposata con Giulio Violati da quasi 30 anni e hai una figlia, Giulia, di 22 anni. Qual è il segreto di questo matrimonio così solido?
La pazienza. Il matrimonio è la convivenza di due esseri perfettamente estranei, tra i quali a un certo punto è scattata una scintilla e per questo si sono convinti di poter vivere insieme facilmente. Ma vivere insieme invece non è facile, perché d’istinto vorremmo sempre cambiare l’altro per renderlo simile a noi. Io, alla prima litigata, l’ho detto chiaramente a mio marito: «Guarda, siamo diversi: non cerchiamo di somigliarci perché non è possibile. E non cerchiamo di cambiarci, ma di rispettarci come siamo». Il bello di una coppia è proprio la diversità, il saper unire le reciproche diversità. Ci vogliono pazienza e ironia. Conta il voler costruire insieme qualcosa, scegliere una persona con cui puoi non avere segreti e che in tal modo diventa per te una persona speciale, l’unica che ti conosce a fondo e conosce la tua anima: è questo a rendere forte un rapporto.
Nel libro, racconti anche che tua madre mentre era incinta di te fece un voto a sant’Antonio.
Mia madre mi ha avuta a 39 anni e dopo di me ha avuto anche un’altra figlia. All’epoca era una cosa rara avere figli a quell’età e quindi lei pregava sant’Antonio di proteggerla e di proteggere noi. Andò tutto bene e così, per sciogliere il voto, mi volle vestire per un po’ con la tonaca francescana. Io sono rimasta devota a sant’Antonio e infatti, per i miei 50 anni, mi sono voluta regalare proprio un pellegrinaggio nella grande Basilica a Padova.
La fede è importante per te?
Sì, la fede è essenziale. Non mi ha mai fatto sentire sola. Sono vissuta in una famiglia credente, mia madre mi ha fatto crescere facendomi pregare quotidianamente il mio angelo custode. Ho cominciato così a sentire che accanto a me c’era costantemente una presenza buona, che mi faceva sentire protetta. Nel mio lavoro si è spesso soli: quando ho lasciato casa, a 18 anni, pensavo di essere una donna ma in realtà ero poco più di una ragazzina e per anni ho vissuto e viaggiato da sola. Intorno avevo delle persone, è vero, ma non sai mai chi ti vuole bene sinceramente, perché sei Maria Grazia, o chi solo perché sei la Cucinotta. E sentire questa presenza buona al mio fianco mi ha sempre dato una grandissima forza.
La tua è una vita ricca di esperienze, soddisfazioni, riconoscimenti. Ma c’è un evento, un ricordo che serbi nel cuore più di altri?
La forza di mia madre. Lei è ancora viva, oggi ha 94 anni, ma è tuttora, e lo è sempre stata, una donna fortissima. Non solo, come dicevo, ha avuto me e mia sorella in un’età che per l’epoca era avanzata, ma non ha mai smesso di mettersi in gioco. Lei aveva la quinta elementare, eppure ha preso la patente a 43 anni solo perché voleva portarci al mare in macchina: la nostra era una famiglia numerosa e quando ci spostavamo era ogni volta quasi un piccolo trasloco, per cui andare in autobus era scomodo. Ancora oggi è indomita: a volte capita che si comporti come una diciottenne, piena di energia e di voglia di futuro. Per fortuna le hanno tolto la patente, sennò me la trovavo a girare per strada in macchina. Lei mi ha insegnato che tutto è possibile, se ti impegni e lavori duro, che non bisogna fermarsi mai e non bisogna credere a quelli che ti dicono che non ce la farai. La forza di mia madre, la sua indipendenza, il suo coraggio, me li porto sempre dentro.
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