La bellezza del bene
«Il Signore con il rasoio affilato della sua passione rade ogni presunzione e fiducia nel bene operato. Chi può infatti presumere o gloriarsi del bene operato, quando vede il Figlio del Padre, fortezza e sapienza del Padre, inchiodato in croce, sospeso in mezzo a due ladroni? Chi cerca la propria lode per le buone opere che compie, non offre doni nella casa di Dio e neppure il fumo dell’incenso sale davanti al Signore» (Sermoni, Litanie 11.13).
«Possibile che nessuno mi ringrazi? Possibile che nessuno mi faccia i complimenti? Come mai non c’è anima viva che si accorga del bene che sto facendo?». Sono domande che tutti noi ci siamo posti almeno qualche volta nella vita e sono, francamente, domande comprensibili. Credo anzi sia doveroso esprimere riconoscenza, bello manifestare congratulazioni, nobile rendersi consapevoli del bene che riceviamo dagli altri. Le parole di sant’Antonio, tuttavia, sembrano accompagnarci in un’altra direzione. Le sue considerazioni rischiano addirittura di sembrarci troppo austere ed esigenti; pare raccomandarci di non dare alcun peso al bene da noi compiuto, un po’ come se non avesse alcun valore.
A tal proposito ci invita a considerare la passione del Signore Gesù. Che cosa ha fatto il Figlio del Padre? Si è speso totalmente per noi. Non solo ci ha fatto unicamente del bene ma, di più, è lui stesso il bene supremo per noi e certamente avrebbe avuto di che gloriarsi, di che ricevere la nostra gratitudine. E invece che cosa è accaduto? Gli è stata tolta la vita, inchiodato alla croce. È stato azzerato, messo a tacere. Questa riflessione dovrebbe agire in noi come una sorta di «rasoio affilato» per radere al suolo ogni nostra aspettativa di essere riconosciuti e valorizzati.
Occorre però essere prudenti e capire bene. Il nostro Santo, infatti, non è nemico della riconoscenza e possiamo pensare che anch’egli abbia gradito in vita ricevere apprezzamenti e gratitudine. Tuttavia ci dice anche di non attaccarci troppo al desiderio di esser visti e applauditi. A preoccupare sant’Antonio è l’eccesso di aspettativa, che può condurci pericolosamente a far dipendere la nostra serenità d’animo dalle manifestazioni di stima da parte degli altri. Se c’è qualcosa di cui invece possiamo godere è la libertà interiore nel compiere il bene gratuitamente, in qualche modo fieri di poter spendere la nostra vita nel dedicarci a opere buone anche nel silenzio. Il premio del bene è il bene stesso.
Diviene più esplicito, sant’Antonio, quando rivela la vanità inconcludente di chi va in cerca di lodi. È come offrire un incenso senza profumo, inutile e fastidioso. In effetti, se ci pensiamo, può capitare d’incontrare persone che sembrano sprecare una marea di energie andando a caccia di lodi e complimenti; e se non arriva nulla di tutto questo si rimane prigionieri nel circolo vizioso della delusione, della tristezza o della frustrazione. Vermiciattoli che s’insinuano nel nostro animo e ci rubano la voglia di vivere. Diveniamo aggressivi, criticoni, lamentosi.
La raccomandazione di sant’Antonio, al contrario, ci aiuta a essere persone interiormente mature e libere, generose nel compiere opere buone, in grado di gustarne tutto lo splendore indipendentemente dalle approvazioni che riceviamo. Chissà… poi magari qualche ringraziamento o manifestazione di stima ci arriva anche, quando meno ce lo aspettiamo, quando forse non lo cerchiamo più, quando abbiamo imparato a gioire per la gioia degli altri.
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