A casa di Andrea
Andare a scuola era una sofferenza per Andrea. Il suo autismo non gli impediva di capire che per gli altri era uno strambo, un problema, una zavorra. Chiuso nel suo guscio di dolore, passava la ricreazione a girare intorno a un albero, con la merendina in mano. Ancora più strano, ancora più lontano, ancora più solo. I compagni lo bullizzavano, lo prendevano in giro, lo consideravano perso e Andrea, che già faticava a capire il mondo, reagiva cercando un centro di gravità, come un satellite, aggrappato alla sua orbita, intorno all’albero della scuola. A toglierlo dalla sua traiettoria segnata è la conclusione del ciclo di studi. I genitori sono disperati: che cosa farà il loro figlio adesso che non c’è più la scuola? Sembra la fine e invece è l’inizio: cercando soluzioni, atterrano a Ca’ Leido, un progetto per persone autistiche a San Vito di Altivole (TV), e presto si accorgono di trovarsi in un altro pianeta e che le traiettorie possibili, per un figlio come il loro, sono tante e diverse. Alcune inimmaginabili.
Anche Caritas sant’Antonio fa parte della galassia che sostiene Ca’ Leido, contribuendo a finanziare, nel 2022, un progetto agricolo e, nel 2025, un progetto di autonomia, che non a caso si chiama «Prove di Volo», un vero e proprio spazio di vita, dove Andrea sta rifiorendo. Ca’ Leido è parte della Cooperativa Sonda, nata nel 1995 ad Altivole (TV) per offrire soluzioni a chi sta facendo un percorso di uscita dalle dipendenze: «Nei primi anni 2000 – spiega Federica Bonifaccio, referente del progetto per Caritas sant’Antonio –, alcuni operatori ci hanno chiesto spazi per attività con sette bambini autistici. Abbiamo scoperto così il mondo dell’autismo, le difficoltà dei genitori, la necessità di creare realtà alternative, che non si limitassero a parcheggiare i ragazzi e le ragazze, ma disegnassero nuove possibilità di vita, tagliate su misura. Ed è così nata la parte di Sonda che si chiama Ca’ Leido».
Attualmente Ca’ Leido segue oltre 90 bambini e giovani con autismo, dai 3 ai 40 anni, e le loro famiglie. L’approccio familiare è la cifra della loro accoglienza: «L’esperienza ci insegna – chiarisce la referente – che per ottenere buoni risultati con questi ragazzi devi prendere in carico tutta la famiglia, concertare insieme il lavoro e le regole da seguire fin dall’inizio. Nell’infanzia, per esempio, è necessario aiutare i genitori a elaborare la diagnosi, che è come un lutto, perché tuo figlio è diverso da quello che pensavi. Ma ogni fase ha le sue problematiche, l’adolescenza è “frizzante” anche per i ragazzi con autismo: se non c’è una condivisione tra operatori e familiari si rischia di confondere il ragazzo e pregiudicare il lavoro».
Un punto nevralgico è la conclusione del percorso di studi: «Non ci piaceva l’idea che alla fine della scuola dell’obbligo i ragazzi ricevessero una stretta di mano e fossero lasciati soli – afferma Bonifaccio –. I genitori arrivavano a chiedere ai dirigenti scolastici di bocciare il figlio, perché non avevano soluzioni. È da questa esigenza che è nata la nostra fattoria, per la quale abbiamo avuto un contributo anche da Caritas sant’Antonio. Altivole è zona a vocazione agricola e il lavoro nei campi e con gli animali prevede svariate occupazioni, adatte a ogni tipo di abilità».
Il progetto «Prove di Volo», l’ultimo nato, è la punta di diamante di questo percorso, perché mira a costruire una vita autonoma per i ragazzi più grandi. «È il nostro modo di rispondere al maggior cruccio dei genitori che è quello di capire che cosa ne sarà dei figli, quando loro non ci saranno più». Un cruccio che gli esperti chiamano, forse infelicemente, «Dopo di noi». Perché, allora, non pensare a «un prima di noi», prima della vecchiaia dei genitori, prima che la necessità costringa a chiudere in un istituto una persona autistica, ormai cristallizzata nelle sue abitudini e da sempre accudita solo dai genitori? «Quello sì, sarebbe un grande trauma – conferma Bonifaccio –. La soluzione migliore è invece iniziare quando i figli sono adolescenti. In questo modo i genitori hanno il tempo di costruire l’immagine del figlio fuori di casa una volta adulto, mentre il ragazzo impara a coltivare l’idea che un giorno sarà autonomo». Tutto il percorso sarà «una prova di volo», un passaggio alla vita adulta molto più naturale, meno pesante per l’intera famiglia. Da qui l’idea, da parte di Sonda, prima di affittare una casa per iniziare a far «prove di volo» di alcuni giorni, poi di costruirne una adattata alle esigenze dei ragazzi, in cui varare questa nuova vita. Caritas sant’Antonio dona gli ultimi 36 mila euro per le finiture. A marzo di quest’anno tutto è pronto per l’inaugurazione. Oggi ci vivono sette ragazzi, uno è Andrea.
Racconta Bonifaccio: «È arrivato qui molto sfiduciato per l’esperienza scolastica. Persino i genitori non erano ottimisti, ma Andrea, pur avendo un autismo spinto, possiede una buona intelligenza. Ha presto compreso di trovarsi in un ambiente non denigratorio e pieno di strani, più strani di lui. Ha quindi accettato il lavoro in fattoria pur preferendo i computer alla terra sulle mani, fino a intraprendere con i suoi ancora giovani genitori la via dell’autonomia. È arrivato persino ad affermare che un giorno si prenderà cura dei suoi vecchi». Oggi lavora negli uffici di Ca’ Leido davanti all’amato computer ed è un punto di riferimento nella nuova casa «Prove di Volo». Basta guardarlo per capire che ha un nuovo centro di gravità e che il suo pianeta oggi è pieno di colori.
Segui il progetto su www.caritasantoniana.org.
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