La sindrome asiatica

Dopo il vertice di Tianjin, su impulso della Cina gli equilibri del mondo stanno cambiando. E l’Occidente resta a guardare. Intervista audio a Michele Danesi dell’Osservatorio Asia dell’Ispi.
23 Settembre 2025 | di

Mentre l’Europa vive nell’angoscia di trovarsi precipitata nella terza guerra mondiale contro la Russia di Putin, dall’altra parte del globo la Cina ha colto l’occasione del vertice della SCO (Shanghai Cooperation Organization) tenutosi a Tianjin, per proporsi nel ruolo di nuova potenza globale con ambizioni imperiali, sostenuta da un impressionante riarmo di cui abbiamo avuto un assaggio all’inizio di settembre in occasione della Parata della Vittoria a Pechino, in ricordo dell’80° anniversario della vittoria del popolo cinese, nel 1945, contro il Giappone, nella Guerra di Resistenza.

La parata si è snodata con un profluvio di mezzi corazzati, missili intercontinentali e un imponente schieramento di soldati in quella stessa piazza Tienanmen dove il regime comunista, nel 1989, represse con la forza le proteste degli studenti che chiedevano riforme politiche ed economiche, la fine della censura e il riconoscimento dei diritti fondamentali.

L’esibizione muscolare di Xi Jinping è stata anche un ammonimento della Cina all’Occidente, chiamato a scegliere tra la pace globale (ma alle condizioni di Pechino) e la guerra. Mai come in questa occasione è apparsa chiara e netta la divisione del mondo in due blocchi: le autocrazie contro le democrazie.

Infatti il dato preoccupante è che a Tianjin, ai lati di Xi Jinping erano allineati i big dell’autocrazia mondiale: da Putin al leader coreano Kim Jong-un. E dunque ha sollevato più di qualche perplessità la presenza, in questo consesso, del presidente indiano Narendra Modi tradizionalmente vicino all’Occidente, ma colpito dall’onda dei dazi del presidente americano Donald Trump, tanto da essersi probabilmente rassegnato a trovare un punto di equilibrio con i suoi interlocutori asiatici, come la Cina, con la quale l’India ha vecchie ruggini.

Ne parliamo con Michele Danesi dell’Osservatorio Asia dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale.

 

Data di aggiornamento: 23 Settembre 2025

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