Ha ancora senso parlare di galateo? Nel 2025 c'è davvero bisogno di un manuale di buone maniere? Parte da queste domande Camilla Da Rocha nel suo libro Galateo contemporaneo. Piccolo manuale di buone maniere per un mondo più gentile (Gribaudo). Sono trascorsi 467 anni da quando Giovanni della Casa utlilizzò il termine «galateo» per la prima volta firmando il suo Galateo overo de' costumi. Altri tempi, certo. Usi e costumi ben diversi da quelli di oggi. Eppure quella di darsi delle regole di comportamento resta un'idea sempre attuale e per certi versi necessaria. «Più che l’evoluzione dell’etiquette nei secoli e le differenze attuali, è comunque interessante il fatto che un’etiquette ci sia sempre stata, prova del fatto che l’essere umano ha effettivamente bisogno di seguire delle linee guida che lo orientino nel mondo e nei rapporti con le altre persone» scrive l'autrice nell'introduzione. 

Suddiviso in sette capitoli, il libro di Camilla Da Rocha affronta la questione galateo nell'educazione quotidiana, in famiglia e nelle amicizie, nei rapporti sentimentali e a lavoro, nella società, nei viaggi e nelle occasioni speciali. L'autrice chiarisce il significato del termine rispetto, «principio cardine delle relazioni tra noi e le persone che ci circondano». Poi riflette sul rapporto tra educazione e consapevolezza, socialità e flessibilità. Analizza le fasi della gestione del conflitto, il valore del silenzio e il concetto di galanteria. Tra formalismi e opportunità, Da Rocha farcisce ogni capitolo di esempi, consigli e regole d'oro per una buona coesistenza con l'altro, sia che si tratti di un familiare che di un perfetto sconosciuto. Perchè «In fondo - scrive l'autrice -, essere educati conviene: crea un clima in cui è più facile che anche gli altri ci trattino con la stessa gentilezza».

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