Romanzo

Eraldo Affinati

Il Vangelo degli angeli

Recensione di

Chissà se chi scrive di Gesù, in realtà non lo faccia sempre per parlare di sé, dei propri interrogativi e dubbi esistenziali, sogni e progetti in corso, della ricerca di un senso alla propria vita?! Leggendo quest’ultimo romanzo di Affinati, una sorta di docu-fiction che dribbla tra fedeltà ai dati evangelici e invenzione romanzata, se ne ha una conferma.

Giosuè Calaciura

Io sono Gesù

Recensione di

Un giochetto fin troppo scontato, almeno a prima vista. Lo è già qualsiasi romanzo storico che si aggira tra elementi storici e invenzioni plausibili, lo è persino di più un romanzo su Gesù di Nazareth. I vangeli sono disseminati di segni, parole e gesti attribuiti a lui, molto di tutto questo esplicito, ma probabilmente molto di più alluso, lasciato alla nostra curiosità troppo umana.

Mariapia Veladiano

Adesso che sei qui

Recensione di

Un romanzo sulla fragilità. Quella che ci coinvolge tutti e dalla quale spesso cerchiamo di scappare in ogni modo.

Marino Fuani

Svegliami a mezzanotte

Recensione di

Nel leggere un libro, non possiamo che farlo dal nostro punto di vista. Soprattutto se quel libro, e questo lo è, offre più livelli di lettura molto coinvolgenti (grazie a una scrittura che procede implacabile, qua e là avvolta di dolcezza e persino ironia): lo leggi quasi fosse un romanzo, un diario personale, ma anche un resoconto clinico, a uso e consumo di una propria ricerca di autoterapia guaritrice.

Ritanna Armeni

Mara

Una donna del Novecento
Recensione di

La cifra dell’ultimo libro di Ritanna Armeni sta tutta in una piccola postilla finale, un ringraziamento che l’autrice porge a due donne «che in Mara hanno sempre incrollabilmente creduto e l’hanno seguita dall’inizio alla fine con sguardo professionale e affettuoso come solo le donne sanno fare». Perché sono così le donne raccontate nel libro: determinate, intelligenti e capaci di grandi, grandissimi affetti.

Lucia Capuzzi

Il giorno prima della pace

Recensione di

È un ossimoro. Termini contraddittori accostati, in forte antitesi tra loro. Eppure siamo così abituati a sentirlo, il binomio «guerra» unito all’aggettivo «civile», da non farci più caso. Non c’è nulla di civile nei cinquantadue anni di «guerra civile» in Colombia e nei suoi 8,5 milioni di vittime. Scoppiata nel 1964, col tempo è diventata a tal punto «normale» da sciogliere qualsiasi appeal mediatico, tanto da rendere poco interessante addirittura la sua conclusione, con la pace siglata il 24 novembre 2016.

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