I ragazzi (e i bambini) sono stati i più dimenticati nei giorni del confinamento. Quasi nessuno (a parte genitori e insegnanti) li ascoltava, ne raccoglieva le voci. Era comprensibile, d’altra parte: il virus pareva volerli risparmiare. Ma il silenzio profondo di quei giorni li ha segnati in modo indelebile. Emerge in modo chiaro da queste pagine curate, non a caso, da un insegnante di un liceo milanese.