Antonio è un nome caro alla popolazione timorese. Perché appartiene al nostro Santo, amatissimo tra i giovani, che sono il 70% della popolazione. E perché così si chiamava il frate domenicano Taveira, tra i primi evangelizzatori dell’isola.
In sintonia con il tema del Giubileo, «Pellegrini di speranza», in questo 2025 ci soffermeremo, mese dopo mese, su quei segni, quegli ambiti, quei piccoli germogli che possono aiutarci a vedere, a costruire, a coltivare la speranza.
Avete presente il film Non ci resta che piangere (1984)? In particolare la scena in cui, all’avviso del sacerdote «Ricordati che devi morire», Massimo Troisi risponde: «Si, si, mo’ me lo segno»? Raramente una battuta sul tema è stata così azzeccata. Fin dall’antichità il memento mori ha sempre occupato la mente di studiosi e filosofi. Uno su tutti Platone, secondo cui tutta la filosofia consisteva nell’imparare a morire.
Come si fa a pregare? Cosa si deve fare quando si prega? In questo articolo proviamo a condividere con voi un semplice metodo in 4 passi per la propria preghiera personale.
«Come il respiro si fa attraverso le narici, così per mezzo delle narici della discrezione e della prudenza si aspira, si attira lo spirito dell’amore divino che poi si emette e si diffonde per la consolazione e l’edificazione del prossimo» (Sant’Antonio).