Maria, madre di speranza
«Intra ‘ mortali, se’ di speranza fontana vivace». Queste parole, messe da Dante sulle labbra di san Bernardo nella famosa preghiera da lui rivolta alla «Vergine Madre» nell’ultimo canto del Paradiso, dipingono Maria come viva fonte di speranza per gli uomini. In che senso? Come può aiutarci oggi, anche all’interno del cammino giubilare che stiamo percorrendo, invitati a essere pellegrini di speranza? Vorrei partire da un testo di qualche anno fa, che così descrive la condizione in cui ci troviamo: «La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro e in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine [...]. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza?». Sono parole della Enciclica Spe salvi (2007, n. 49) di Benedetto XVI: per trovare una direzione possiamo seguire quelle «luci vicine» che ci indicano la strada verso il Signore, il solo che compie ogni nostra speranza.
Ma ci crediamo davvero? O in questo «mare oscuro e in burrasca» abbiamo smesso di cercare una rotta? Ciò che spesso serpeggia nel nostro tempo è un’assonnata rassegnazione. Infatti, siamo delusi dalle molte cose che non vanno: avevamo sperato che tanti problemi si risolvessero, ma pare che invece ogni giorno si vada in peggio, basta pensare alle guerre, alla situazione internazionale, all’ambiente, al disagio giovanile. Guardare al futuro con la speranza che la situazione migliori si è rivelato deludente. E pure ancorarsi al passato è origine di un continuo rimpianto… così il presente è vissuto con rassegnazione: le cose non cambiano, anzi peggiorano. Ed è un’assonnata rassegnazione perché intanto il mondo continua ad assuefarci con offerte di comodità e distrazioni, per non farci pensare ai tanti mali.
La figura evangelica di Maria di Nazareth ci può aiutare a cambiare il modo di guardare alla speranza, che non è proiezione illusoria verso il futuro, né si nutre di rimpianti del passato. La speranza ha a che fare col presente, con ciò che oggi viviamo e possiamo vivere. E Maria rimane nel presente della sua vita: si dice di lei che «meditava» e «custodiva», verbi all’imperfetto, tempo che esprime la perseveranza di un’azione che continua, nonostante gli ostacoli e le difficoltà. Sono atteggiamenti che mette in atto di fronte alla novità che si compie nella sua vita, essere madre del Figlio di Dio: qualcosa di inaudito e sconvolgente, da cui però non fugge. Come anche, ancor più drammaticamente, ritroviamo Maria che «stava» presso la croce del figlio morente, madre addolorata ma non disperata.
Infine, alla vigilia di Pentecoste, Maria è «madre di speranza, in mezzo a quella comunità di discepoli così fragili: uno aveva rinnegato, molti erano fuggiti, tutti avevano avuto paura. Ma lei semplicemente stava lì, [...] nella prima Chiesa avvolta dalla luce della Risurrezione, ma anche dai tremori dei primi passi che doveva compiere nel mondo», come ha affermato papa Francesco nella catechesi del 10 maggio 2017, concludendo poi: «Non siamo orfani: abbiamo una Madre in cielo, che [...] ci insegna la virtù dell’attesa, anche quando tutto appare privo di senso: lei sempre fiduciosa nel mistero di Dio, anche quando Lui sembra eclissarsi per colpa del male del mondo. Nei momenti di difficoltà, Maria [...] possa sempre dire al nostro cuore: “Alzati! Guarda avanti, guarda l’orizzonte”, perché Lei è Madre di speranza».
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