Il pellegrinaggio della gente dello Sri Lanka
A Padova si svolge, da quasi trent’anni, un sorprendente Primo Maggio. Festa dei Lavoratori, indubbiamente. Ma, nella città veneta, anche una festa particolare del Santo, di sant’Antonio, venerato dalla gente dello Sri Lanka. Migliaia e migliaia - alcuni azzardano: «Sono ventimila» - di uomini e donne, intere famiglie con figli piccoli, i ragazzi con i capelli punk, le donne in sari e anziani con gli abiti tradizionali, affollano, fin dal mattino presto, lo spiazzo della Basilica. È un ritrovarsi in una storia di migrazioni. Entrano in chiesa a ondate, una banda in uniforme suona le musiche dell’isola. A fine mattina, dopo le cerimonie religiose, tutti si ritroveranno sull’erba del Prato della Valle per un immenso pic-nic collettivo.
È il più importante pellegrinaggio della gente dello Sri Lanka fuori dalla loro isola di origine. Sono oltre centodiecimila gli srilankesi in Italia. Sono cattolici, certamente, ma anche induisti e buddisti (che è la fede del 70% della popolazione). E tra di loro ci sono senz’altro fedeli musulmani. E si ritrovano a Padova per una comune devozione a sant’Antonio. Storia sacra, storia popolare. Il Santo arrivò nell’isola con i missionari portoghesi al seguito di Vasco de Gama e dei conquistatori di Lisbona. Quei primi frati trovarono tracce delle antiche predicazioni di san Tommaso, l’apostolo che era arrivato in questo Oriente subito dopo la resurrezione di Cristo. Il culto di sant’Antonio sopravvisse, quasi clandestinamente, agli anni dei colonizzatori olandesi, per riemergere nei primi anni dell’800. Lentamente si radicò nell’anima dell’isola. Nel 2010, raccontano, tre milioni di persone si misero in cammino verso Colombo solo per sfiorare le reliquie del Santo portate nell’isola dai frati di Padova. Era un segno di speranza, l’anno prima era finita la guerra civile che aveva spezzato e insanguinato per ventisei anni, tra il 1983 e il 2009, lo Sri Lanka.
L’isola ha vissuto tempi difficili e giornate terribili: oltre la guerra civile, nel 2004 le onde dello tsunami si abbatterono sulle coste dell’isola e nella Pasqua del 2019 attentati simultanei colpirono la chiesa di sant’Antonio di Colombo piena di fedeli, altre due chiese oltre a quattro alberghi. Questa tragedia, 269 vittime, sembrò cancellare il sogno di una ritrovata pace nell’isola. Per due anni il pellegrinaggio padovano venne sospeso, era il tempo del Covid. Riprese nel 2022 e accanto al Santo apparve la statua di un Cristo insanguinato dalla bomba scoppiata nella chiesa di Negambo: era il tempo del lutto, della commemorazione, del dolore. Vennero a Padova i parenti delle vittime di quella strage, con le foto dei loro cari.
Adesso, con tenacia, l’immagine di sant’Antonio sembra riprendere a tessere le fila di una possibile e ancora fragile convivenza nell’isola. Lo scorso anno due elezioni hanno cambiato il volto della politica e spazzato via il vecchio regime corrotto, ha vinto una coalizione di partiti di sinistra e una donna, Harini Amarasuriya, è diventata il primo ministro dell’isola. Il nuovo pellegrinaggio del Primo Maggio padovano sarà trasmesso in diretta in Sri Lanka. E mostrerà i volti dell’emigrazione srilankese in Italia e in Europa. Parenti e amici si ritroveranno come ogni anno. In Basilica ci saranno danze dalle origini buddiste, verranno offerti fiori, si accenderanno migliaia di candele. Sant’Antonio, ostinato, felice di essere amato in un’isola lontana, benedirà il futuro da costruire dello Sri Lanka.
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