Non lasciatevi rubare la gioia!

Papa Francesco, dall’inizio del suo Pontificato, ha messo al centro la gioia del Vangelo, che nasce dall’incontro con il Signore.
22 Aprile 2025 | di

All’alba del lunedì di Pasqua, il Signore ha chiamato a sé papa Francesco. Poche ore dopo, con l’annuncio del Camerlengo cardinal Farrel, la notizia ha fatto il giro del mondo. Dodici anni di pontificato, iniziati nel marzo del 2013. Ricordo ancora quel momento: mi trovavo ad Assisi per il mio anno di noviziato (l’anno di prova prima della professione dei voti religiosi) ed è stata grande la sorpresa di un papa che prende il nome di Francesco, proprio richiamandosi al santo di Assisi, con l’intenzione di ricordarsi degli ultimi e dei poveri. Qualche mese dopo, ero in aula Paolo VI a vedere dal vivo il nuovo papa; in quell’occasione, parlando a seminaristi, novizi e novizie, il papa aveva tenuto un discorso che mi è rimasto molto impresso e in cui si possono ritrovare alcuni tratti del suo Pontificato. Anzitutto la sua schiettezza e capacità di andare oltre quanto era stato preparato nello scritto, con quella empatia capace di coinvolgere e far trasparire l’umanità che rende vicino anche il più lontano. Parlava a giovani che stavano scegliendo di “dare la vita per sempre a Cristo”: un desiderio bello, anche esaltante, ma che si scontra con la cultura del provvisorio, tema che è ritornato spesso nei suoi discorsi (ad esempio in Christus vivit, n. 264)... e invitava a «imparare a chiudere la porta da dentro». Perché c’è qualcosa da custodire: la gioia. Questa parola è tra quelle che ricorrono maggiormente in papa Francesco: basta pensare ai titoli delle prime encicliche che ha scritto (Evangelii gaudium, Gaudete et Exultate, Amoris Laetitia), basta pensare al ricorrente richiamo a non farsi rubare la gioia del Vangelo, come condizione essenziale dell’essere cristiani.

Ma da dove nasce la gioia? È qualcosa che possiamo produrre o fabbricare? Viene dalle cose che abbiamo? Dal brivido delle sensazioni forti? «Noi sappiamo che tutto questo può appagare qualche desiderio, creare qualche emozione, ma alla fine è una gioia che rimane alla superficie. [...] La gioia non è l’ebbrezza di un momento: è un’altra cosa!» Così papa Francesco commentava in quell’occasione e continuava: «La vera gioia [...] nasce dall’incontro, dalla relazione con gli altri, nasce dal sentirsi accettati, compresi, amati e dall’accettare, dal comprendere e dall’amare; e questo non per l’interesse di un momento, ma perché l’altro, l’altra è una persona. La gioia nasce dalla gratuità di un incontro! È il sentirsi dire: “Tu sei importante per me”, non necessariamente a parole». Papa Francesco ha insistito nel testimoniare che il Signore Gesù fa questo nei nostri confronti, ci incontra gratuitamente: da qui nasce la gioia, che va custodita e condivisa, la gioia del Vangelo. Più che con le parole, questa gioia si trasmette con l’autenticità della vita: «Io dico sempre quello che affermava san Francesco d’Assisi: Cristo ci ha inviato ad annunciare il Vangelo anche con la parola. La frase è così: “Annunciate il Vangelo sempre. E, se fosse necessario, con le parole”». Ecco un altro tratto del papa: l’estrema concretezza con cui ha sempre affrontato la vita.

Papa Francesco è stato un testimone del Signore Gesù nel nostro tempo, un dono per la Chiesa e per i cristiani, un uomo che ha cercato e promosso l’umanità in tutti, a partire dai più deboli, dagli ultimi e dai poveri.

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!

Data di aggiornamento: 22 Aprile 2025

Articoli Correlati

Articoli Consigliati

Grazie papa Francesco

21 Aprile 2025 | di
Lascia un commento che verrà pubblicato