Il suo album d’esordio, «Voice from Assisi», è stato inciso negli Abbey Road Studios di Londra, resi famosi dai Beatles. Ma frate Alessandro è rimasto un umile francescano che ha fatto del suo talento un dono universale.
Entriamo nel mese mariano con uno sguardo rinnovato grazie a colei che spezza le nostre sterili polarità, perché è vergine e madre, terrestre e celeste, modesta e audace, contemplativa e capace di agire nel modo più opportuno ed efficace.
«Date vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile. Sarete rivoluzionari». Lo ha ricordato stamane papa Francesco ai quasi 1.500 giovani incontrati nel piazzale della Basilica della Salute, a Venezia.
Lo studio proposto non vuole essere sistematico, ma piuttosto evocativo: l’obiettivo è quello di far emergere alcune somiglianze tra la spiritualità ebraica e quella di Francesco d’Assisi. L’analisi dei testi mostra una attenzione dell’assisiate alla pagina biblica, specialmente alle «parole e ai nomi» di Dio, un utilizzo del tau, ultima lettera dell’alfabeto ebraico, e di un saluto («pace e bene») che molto ricorda lo shalom.
La chiusura del monastero porta due suore di clausura a «reinventare» il proprio carisma di vita contemplativa. Rivive così un’antica pieve con canonica, che diventa un’oasi di pace e di preghiera tra le colline aretine.