Il gusto del bene

«Il termine sapiente deriva da sapore, perché come il gusto serve a distinguere il sapore dei cibi, così il sapiente è in grado di discernere le cose fatue da quelle pregevoli, il male dal bene» (Sant’Antonio, Sermoni, Cattedra di San Pietro, 10).
16 Luglio 2025 | di

«Il termine sapiente deriva da sapore, perché come il gusto serve a distinguere il sapore dei cibi, così il sapiente è in grado di discernere le cose fatue da quelle pregevoli, il male dal bene» (Sant’Antonio, Sermoni, Cattedra di San Pietro, 10).

Mi piace, non mi piace. Lo diciamo senza dover rendere conto di nulla. Ci esprimiamo così a proposito dei cibi che amiamo o non sopportiamo. Ci sono cose della vita di fronte alle quali ci sentiamo liberi di collocarci senza alcun timore di essere giudicati, dandoci il diritto di stare dalla parte che preferiamo, senza ragionare troppo. Se affermo di amare il gelato, ad esempio, nessuno si sognerà mai di darmi contro, sostenendo che si tratta di una cosa cattiva. Se esprimo la mia antipatia nei confronti delle fragole, per quanto la cosa possa sembrare inconsueta, anche qui nessuno si sognerà mai di sostenere che io stia facendo una cosa sbagliata. De gustibus. I gusti son gusti. Insindacabili e tutti leciti; almeno per quanto riguarda i cibi. È come se al gusto attribuissimo un’autorevolezza tale da consentirgli assoluta libertà di orientamento.

Interessante che sant’Antonio ricorra proprio al gusto per qualificare il senso della sapienza. Sapienza deriva da sapore. È dunque sapiente chi riesce a lasciarsi guidare dal sapore. Ovvio, finché si tratta di cibi la cosa è relativamente facile. Quando, invece, si tratta di distinguere le cose fatue dalle pregevoli, il male dal bene, le cose si fanno assai più complesse. Abbiamo a che fare con decisioni da prendere in campo morale e non sempre è facile compiere le scelte più adeguate in vista del bene. Occorre mettere in campo la nostra esperienza e ricordare ciò che ci ha fatto gioire e ciò che ci ha causato amarezza. È necessario valutare le reazioni delle persone che incontriamo: a volte ci accorgiamo di averle ferite, altre volte siamo per loro fonte di vicinanza affidabile. Ovviamente è d’obbligo prendere in considerazione gli orizzonti normativi più o meno condivisi; in ogni caso non ci si dovrebbe affidare a leggi inventate da sé. Insomma, tanti riferimenti di cui tener conto. 

L’affermazione di sant’Antonio sembra però valorizzare una possibilità spesso trascurata: il senso del gusto. Anche quando ci troviamo a dover scegliere qualcosa di diverso dal cibo si può attivare in noi un gusto speciale, che ha la capacità di farci percepire d’insieme se ciò che stiamo per compiere è pregevole o cattivo. Noi in fondo lo ascoltiamo poco, questo gusto. Siamo più abituati a pensare, a ragionare; poco a sentire. Sentire il gusto del bene è proprio del sapiente, dice sant’Antonio. Non sarà forse infallibile, ma perché non farne tesoro? È anche vero che esistono persone così pericolosamente preoccupate soltanto di se stesse che non sentono proprio nulla. A loro pare giusto soltanto ciò che soddisfa le loro manie di grandiosità. Ma ciò non vuol dire che il gusto interiore, nelle persone sane, non sia una risorsa preziosa. Lo è indubbiamente! Se Leonardo non avesse mai utilizzato i colori perché li vedeva impiegati male da alcuni pittori suoi contemporanei, non avremmo mai goduto dei suoi capolavori. Anche noi possiamo essere degli artisti nel fare discernimento. Non si tratta necessariamente di avere molta cultura; tante volte, basta avere buon gusto.

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Data di aggiornamento: 16 Luglio 2025
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