Nella nostra società, oggi, prima di sconfiggere il male, c’è da ripristinare una chiara differenza tra male e bene. Ed è questo il compito della famiglia, della scuola, delle istituzioni tutte. La cronaca insegna.
L’ esibizione della vita privata da parte degli uomini politici non è un fenomeno nuovo. Non è recente la convinzione che anche scelte personali, personalissime, possano fornire un’immagine positiva che orienti, rassicuri e fidelizzi.
Anche il lettore che si occupasse con assiduità della comprensione del Medio Oriente, e della questione palestinese e israeliana, converrà nel riconoscere l’originalità del libro di Meir Margalit. A colpire fin da subito è proprio il curriculum dell’autore: chi critica l’attuale impianto di «gestione» di Gerusalemme è un ebreo israeliano, emigrato nel 1972 dall’Argentina al seguito di un gruppo della destra sionista, combattente nella guerra dello Yom Kippur (1973).
Realtà e percezione sono entrate in conflitto. È un guaio, perché dalla rappresentazione personale e collettiva dipendono le nostre scelte e la qualità del vivere civile. L’intervento di Nando Pagnoncelli.
Sarà perché è uno scrittore e ha fatto della parola un mestiere. Oppure perché ha svolto a lungo la professione di magistrato e sappiamo bene come, in certi contesti, le parole siano «pesanti». Ma forse tutto ciò nasce anche dai suoi trascorsi in parlamento, dove, purtroppo, di parole utilizzate a sproposito (e dei relativi danni) deve averne sentite un po’.