Abramo e Ulisse sembrerebbero essere i due archetipi di ogni camminare umano. Il primo inseguendo con fede una promessa divina, senza sapere bene dove andare se non nella direzione che di volta in volta Dio gli indicava.
Il secondo, cocciutamente in viaggio, senza risparmiarsi nessun pericolo, ma nell’obiettivo ben chiaro di tornarsene a casa. Una linea all’infinito, per Abramo. Una linea circolare, per Ulisse. Tra Bibbia, Odissea, Leopardi, Dante, midrash ebraici, Kierkegaard e Guccini.
Probabilmente perché in questa «vicevita», giusto per prendere a prestito il titolo di un altro libro di viaggi, a cui siamo stati seppur momentaneamente costretti a vivere, più o meno rinchiusi in casa, dotati dell’ormai famosa «autocertificazione» – moderno lasciapassare che però ai suoi tempi apriva ben altri confini – pur di uscire dal proprio comune, fatto sta che i libri di viaggio sono come i famosi «profumi» per far rinsavire le persone svenute. Questo di cui stiamo parlando, poi, è un signor libro di viaggio.
L’autore, sacerdote nato a Praga nel 1948, esponente della Chiesa sotterranea, con l’episodio evangelico di Zaccheo intende parlare al credente e non. A quei «cercatori» in viaggio, che si lasciano attirare dalle domande. Invitando tutti a fermarsi sulla soglia del mistero, sfidando l’apparente silenzio di Dio ma anche la routine di una fede poco entusiasta: occorre aver pazienza con Dio, che ci viene incontro nell’attesa, perché lui per primo è paziente con noi.
A fine 2020 abbiamo lasciato Antonio in Sicilia, dov’era approdato di ritorno dal Marocco. Ora riprendiamo a seguirne i passi in Italia, dalla Sicilia su su fino a Padova.
Dopo aver visto tutti i suoi progetti fallire, Antonio si mette in viaggio, dalla Sicilia, dov’era approdato di ritorno dal Marocco, verso Assisi, per incontrare Francesco.
Da manager a scrittore-marinaio. Un cambiamento che ha rivoluzionato la vita di Simone Perotti e che lo ha portato a compiere un lungo viaggio per mare alla ricerca delle radici culturali ed etiche del Mediterraneo.