Il «Si quæris miracula» è la più nota preghiera antoniana, da dire, secondo la tradizione, per ritrovare gli oggetti perduti. E se la recitassimo anche per ritrovare quanto di sostanziale nella nostra vita abbiamo perso di vista?
La storia umana è impressa nel fango, perché tutti siamo creature, blocchi di argilla nelle mani del sapiente vasaio divino, che con il fango ha scelto pure lui di «sporcarsi», facendosi uomo.
La morte assomiglia alla notte, quella che alla fine di ogni giornata ci accoglie e ci dona il sonno e pure il sogno. Quella al cui termine c’è, immancabile, l’alba.
Perché san Francesco e sant’Antonio furono due grandissimi santi? Perché dalle sconfitte impararono che il loro valore e la loro dignità venivano dal sapersi al sicuro tra le mani di Dio.
E se provassimo a inventarci un ottavo dono dello Spirito Santo? Potrebbe essere la meraviglia. Per il diverso, per chi ha fattezze e abitudini differenti dalle nostre... Magari, scopriremmo che volerci bene è possibile.