Meglio investire nella «valutazione evolutiva»: saper leggere gli apprendimenti degli alunni in ordine ai loro progressi, senza accanirsi sugli errori. Non si può imparare senza sbagliare.
Nei figli rivediamo il bene e il male della nostra infanzia. Sono questi i cosiddetti «tasti dolenti», dal cui peso, però, dovremmo riuscire come genitori a liberarci.
Una scuola dove gli alunni vanno volentieri, una scuola che sviluppa le loro risorse e diventa un’esperienza di vita non dovrebbe aver bisogno di una continua insistenza sui compiti o sulle ripetizioni private.
Una madre più «rigida» e un padre più «accondiscendente». Una madre capace di stimolare ciò che la figlia potrebbe essere e un padre che la accetta così com’è. Qual è la strada giusta?