Questo che si sta svolgendo è il «Sinodo del già», non è il «Sinodo del non-ancora», un non-ancora che nella vita dello spirito è essenziale sempre, ma soprattutto quando un mondo sta finendo e non ne vediamo ancora un altro.
Fare i conti con la propria finitudine è un percorso complesso e traumatico, che ha, però, risvolti spirituali ed etici di grande profondità. Chi è consapevole dà valore a ogni gesto, riconosce il senso di ogni storia umana.
Novembre ci sollecita a pensare alla morte. Non come la nemica della vita, ma come sua «sorella», secondo la lezione di san Francesco nonché quella, inascoltata, della pandemia.
È questa la notizia dirompente. È questa l’unica certezza della nostra vita. Dio ci ama, al di là dei nostri fallimenti, dei nostri dolori, dei nostri matrimoni finiti.
Feste, concorsi, sculture, premi. Tante ricette diverse e saporite. Al centro della tavola dei migranti nelle Americhe resta la polenta, primadonna indiscussa.