Sono passati più di dieci anni da quando, per la prima volta, arrivai a Satriano di Lucania. Avevo saputo che, in pieno inverno, nell’ultima domenica del Carnevale, prima del Martedì Grasso, vi erano alberi che camminavano.
La cifra della nostra epoca tecnologica è la velocità, ma il nostro cervello ha bisogno di tempi lenti. Non solo per pensare e per riflettere, ma per ricordare, rielaborare e cogliere le sfumature della vita.
C’è un tempo sciagurato che ci fa essere diffidenti, per paura. Ma c’è un amore che ci libera, mostrandoci che siamo amati e che la nostra vera difesa è proprio questo amore.
Riscoprire la terra d’origine, ricostruire l’albero genealogico, rivivere la storia della propria famiglia e le tradizioni del borgo dei nonni e dei bisnonni emigrati all’estero. Per gli oriundi italiani si apre una nuova stagione.
Ogni volta che torno nel centro di Taranto trovo un nuovo albergo, un nuovo B&B, un nuovo caffè. Vorrei trovare anche nuovi abitanti tra i vicoli della Città Vecchia. Vedo nuove crepe e restauri. Mi sorprende sempre la vitalità ostinata di questa città.