Accanto ai «piccoli»
Nella cintura patavina i paesi si susseguono uno accanto all’altro senza soluzione di continuità. Succede anche a Noventa Padovana, comune nella prima periferia della città del Santo: quando ci arrivi, credi in realtà di essere ancora a Padova e quando, percorrendo la via Cappello, entri al Villaggio Sant’Antonio – un luogo spazioso e confortevole immerso in un rigoglioso parco secolare –, la sensazione di vicinanza con Padova è ancora più palpabile. Sì, perché ti trovi immersa in una realtà in cui, al pari della grande Basilica, tutto ti parla di sant’Antonio e della sua attenzione ai «piccoli». Il Villaggio Sant’Antonio è un centro di accoglienza per persone in difficoltà creato nel 1955 dai frati minori conventuali, gli stessi a cui è affidata la cura pastorale della Basilica padovana, e dalle suore francescane missionarie di Assisi. Dal 1° dicembre 2017, dopo decenni in cui la direzione era sempre stata affidata ai frati, la direttrice è una laica: Lucia Vettore. «Con il calo delle vocazioni – sottolinea subito la direttrice – i frati non riuscivano più a occuparsi a tempo pieno delle questioni logistiche e organizzative: per questo motivo, hanno deciso di affidare la gestione a una figura tecnica come me. Ma non sono sola: nel mio percorso sono sempre affiancata sia dai religiosi sia dalle suore, che abitano stabilmente in un convento all’interno del Villaggio. Tutti insieme in cammino per raggiungere un unico obiettivo: accogliere e favorire l’inclusione dei più fragili».
In origine, il Villaggio Sant’Antonio ospitava gli orfani presenti nel territorio padovano; solo successivamente, nel 1985, è stato aperto alle persone adulte con disabilità e a minori con grosse difficoltà familiari. Oggi l’opera (una onlus) è un ente senza scopo di lucro, la cui mission principale è garantire alle persone una vita migliore, offrendo un nido dove poter esprimere loro stesse e coltivare le proprie passioni. «La nostra è una realtà complessa – sottolinea Lucia Vettore –. In puro stile francescano, al centro di ogni attività ci sta sempre e comunque la cura della relazione, grazie alla quale siamo in grado di offrire ai nostri ospiti un’assistenza a 360 gradi, che sempre coinvolge non solo le singole persone ma anche le famiglie». Una cura che si respira appena varcato il cancello della struttura e che ti fa sentire avvolta da una piacevole armonia, da un clima diffuso di bene, frutto proprio del profondo legame instaurato tra gli operatori e gli ospiti. All’interno del Villaggio ci sono vari servizi, tra cui due centri diurni (Fratello Sole e Sorella Luna) e una comunità di alloggio (TAU) rivolti a persone adulte con disabilità del territorio. Un’altra area è invece dedicata ai minori e comprende l’HappyCentro, un doposcuola per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, e l’E-state insieme, un centro estivo per ragazzi con e senza disabilità.
C’è inoltre la Porziuncola, un servizio che offre agli adulti con disabilità un percorso di indipendenza dalle famiglie, e la cooperativa sociale EmmeKappa, che si prefigge, attraverso il lavoro, di formare persone svantaggiate, giovani disabili, minori stranieri non accompagnati, per favorire poi la loro transizione verso altre aziende. La cooperativa, tra le altre cose, si occupa ogni mese di confezionare per la spedizione le copie del «Messaggero di sant’Antonio». «Durante le giornate – racconta la direttrice, che nel frattempo è stata raggiunta da fra Giancarlo Paris, superiore della comunità dei frati qui residente – vengono svolte diverse proposte ricreative, utili per potenziare le aree di autonomie personali, sociali, cognitive, motorie, affettivo-relazionali e manipolative. Vengono, ad esempio, organizzati laboratori manuali con il cuoio o attività di bricolage, laboratori di lettura e scrittura, oppure balli e giochi di gruppo nel parco secolare del Villaggio. Mettiamo poi a disposizione del territorio i nostri spazi, nei quali vengono organizzati corsi di tai-chi, di nordic walking e di voga alla veneta. Inoltre, almeno un sabato al mese, organizziamo delle uscite – può essere la visita a un museo o allo zoo – la cui partecipazione è aperta non solo ai nostri ospiti, ma a tutte le persone disabili del territorio, che vogliano unirsi a noi». «Il Villaggio Sant’Antonio – le fa eco fra Giancarlo – si distingue dagli altri enti pubblici perché le nostre proposte sono tutte inserite in un percorso spirituale, che, come abbiamo visto, è aperto a tutti: persone disabili e loro familiari, ma anche operatori e volontari. Le nostre celebrazioni eucaristiche sono sempre una festa e ogni evento comunitario è un’occasione di incontro formativo».
Negli ultimi anni, particolare attenzione è stata posta nel sostegno alle famiglie. «I nuclei familiari troppo spesso si sentono soli nella gestione della disabilità – sottolinea Lucia Vettore –. Per questo cerchiamo di creare occasioni di condivisione anche delle difficoltà che essi incontrano, così che si sentano sostenuti sia a livello spirituale che pratico. Inoltre, contano su di noi per alleviare, anche solo per breve tempo, il carico assistenziale. Ci affidano ciò che hanno di più caro, i loro figli, e questo porta ciascuno di noi, educatore professionale, operatore socio-sanitario o volontario, a svolgere questo lavoro con grande senso di responsabilità e umanità. Vogliamo che ogni ospite si senta accolto e amato in quanto persona: la disabilità è solo una delle sue molteplici caratteristiche. In fondo, ciascuno di noi è una persona diversa e unica e tutti abbiamo un enorme valore». «Papa Francesco – conclude fra Giancarlo –, ci ricorda che la vera carità sta nel promuovere le capacità di ogni persona, sperimentando lo stare insieme senza filtri, donandosi reciprocamente in modo disinteressato. E che cos’è questo se non ciò che cerchiamo ogni giorno di fare qui al Villaggio Sant’Antonio?».
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