01 Luglio 2025

Amare come Gesù

Dio continuamente getta ponti verso di noi per invitarci ad amare di più, sull’esempio di Gesù, che ci ha amati per primo e in modo gratuito.
Amare come Gesù

© TIZIANA FABI/AFP via Getty Images

«In illo uno unum». Il motto scelto da papa Leone, lo stesso adottato nel suo servizio episcopale, indica un tema che sta a cuore al nuovo Pontefice, come ha più volte ripetuto: in quanto cristiani, pur essendo molti, «in quell’unico – cioè Cristo – siamo uno» (Agostino, Esposizioni sui Salmi, 127,3). La Chiesa non è solo insieme di tante persone diverse, ma è corpo di Cristo, chiamata alla comunione tra i suoi membri e con il Signore. Ed è proprio da Dio che nasce l’unità, dalla perfetta comunione e armonia della Trinità: «La nostra comunione si realizza, infatti, nella misura in cui convergiamo nel Signore Gesù. Più siamo fedeli e obbedienti a Lui, più siamo uniti tra di noi» (dal discorso di papa Leone ai rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali e di altre religioni, 19 maggio). 

Comunione nella Chiesa non significa un atteggiamento di chiusura e isolamento in una comunità separata di persone che stanno bene tra loro e con Dio. Infatti, la Chiesa è inviata da Cristo in missione, per annunciare il Vangelo a tutti: lo sa bene il Papa, che è stato per lungo tempo in Perù, nella diocesi di Chiclayo. E ha voluto ricordare con affetto, in spagnolo, proprio nel suo primo discorso, quel «popolo fedele» che «ha accompagnato il suo vescovo, ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, tanto, per continuare a essere Chiesa fedele di Gesù Cristo». Sono parole importanti che dicono come il vescovo cammina con il suo popolo, che egli non è solo guida, ma ha bisogno di essere accompagnato e sostenuto nell’essere fedele al Signore. 

L’annuncio del Vangelo, il compito più importante della Chiesa, non è solo questione di contenuti, ma è un’esperienza viva che si nutre attraverso il reciproco incontro: è nel volto dell’altro che posso scoprire e riscoprire il Vangelo. Una Chiesa missionaria si realizza a partire dal quotidiano, dalle situazioni di ogni giorno: non è questione di coprire grandi distanze geografiche, ma soprattutto di fare quel passo che spesso ci separa dagli altri, per incomprensioni, conflitti, posizioni su cui non siamo disposti a cedere, perdendo così l’occasione di incontrarci. È questione di impegnarsi nel dialogo, con pazienza e umiltà, di costruire ponti, ma sempre partendo da Cristo: papa Leone non manca mai di ripetere che «Cristo ci precede». Se la Chiesa è chiamata a costruire ponti, prima ancora «l’umanità necessita di Lui [Cristo] come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore», come ha ricordato il giorno stesso della sua elezione. Ed è proprio l’amore di Dio il motore della vita cristiana, quell’amore che Gesù stesso ha mostrato nelle sue parole di misericordia, anche verso chi si considerava distante e perduto (cfr. Lc 19,10), nelle sue azioni di cura e vicinanza a chi era malato, peccatore ed emarginato, nel dono di sé per i suoi, amandoli fino alla fine, fino al dono della sua stessa vita. 

Questo ponte, che Dio getta verso di noi in Gesù, diventa invito per ciascuno ad amare di più: la Chiesa non si costruisce sul potere, su sicurezze di questo mondo o su fenomeni strabilianti. La questione fondamentale è se stiamo amando come ha fatto Gesù; non tanto in virtù delle nostre forze e capacità, ma per la gratitudine che viene dall’esperienza di essere da Lui amati e per la disponibilità a mettere a servizio degli altri ciò che abbiamo e che siamo. In questa direzione si pone papa Leone, nelle sue stesse parole rivolte alla famiglia diocesana romana nell’omelia a San Giovanni in Laterano (25 maggio), riprendendo l’espressione del beato Giovanni Paolo I: «Vi esprimo tutto il mio affetto» e «vi offro quel poco che ho e che sono». Con l’aiuto di Dio, tutto quanto è buono per noi diventa possibile.

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!

Data di aggiornamento: 01 Luglio 2025
Lascia un commento che verrà pubblicato