Amicizia è libertà
«Ma durante Marzo e Aprile/ Nessuno se ne va in giro/ Senza un cordiale colloquio/ Con Dio». Così recita una breve poesia di Emily Dickinson, che può essere di ispirazione in questo tempo di primavera, in questo tempo di Risurrezione pasquale. Un tempo di comunicazione (colloquio, lo chiama la poetessa), ovvero un tempo di comunione, di percezione dell’unità profonda e vitale che ci lega al cosmo e tra noi, al di là della nostra incapacità di vederla.
Ascoltare la natura che si risveglia e fiorisce, ascoltare la Parola che alla morte fa seguire la risurrezione ci aiuta a tracciare il cammino della nostra vita, perché sia un cammino di libertà. Una libertà che può esistere solo nella relazione: con il mondo, con la natura, con gli altri, con Dio Padre. Ci richiama a questo originale significato la ricchezza dell’etimologia. Nel greco antico i liberi, contrapposti agli schiavi, erano detti eleutheroi, da una radice, leuth, che significa dischiudersi, fiorire (il verbo della primavera!), dalla quale deriva anche love, amore.
E non è un caso che la radice anglosassone della parola «libertà», frei, è la stessa da cui deriva friendship, amicizia. In latino liberi è la parola che indica i figli. Questa è la radice sepolta della parola libertà: non libertà dal legame, ma grazie a esso. Non c’è libertà senza amicizia, senza fraternità e figliolanza, senza affetto e sollecitudine per altri e per altro. Senza far circolare ad altri quella libertà che desideriamo per noi stessi. Se teniamo vivo il colloquio, forse non ce ne dimenticheremo.
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