Andate e invitate
Quarantacinque anni fa veniva ucciso il vescovo Oscar Arnulfo Romero, mentre celebrava la Messa presso la cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza di San Salvador, in El Salvador. Il giorno prima, il 23 marzo 1980, aveva invitato gli ufficiali delle forze armate a non uccidere i loro concittadini, lanciando un appello affinché cessasse la repressione; la reazione del regime salvadoregno non si era fatta attendere e il vescovo, che aveva cercato in tutta la sua vita di difendere la causa dei più deboli e indifesi, era stato assassinato.
Proprio la data del 24 marzo è stata scelta per la Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, istituita nel 1993 dal Movimento Giovanile Missionario della direzione nazionale italiana delle Pontificie Opere Missionarie (nel sito della Fondazione Missio è disponibile il materiale per la Giornata). Un’occasione per riflettere sulla testimonianza cristiana soprattutto nell’ambito della missione.
La parola “martire”, che è usata per indicare una persona che accetta di sacrificare la sua vita in nome della fede, anzitutto significa “testimone”: spesso si è posto l’accento sull’aspetto del sacrificio, ma in realtà il martire è anzitutto un credente cristiano che con la sua vita ha reso testimonianza al Vangelo di Gesù. La missione, poi, può sembrare qualcosa di distante, che interessa paesi lontani, ma in realtà è il mandato che Gesù ha dato alla sua Chiesa di andare e portare il vangelo a ogni creatura (cfr. Mc 16,15). E oggi ci accorgiamo sempre di più del bisogno di evangelizzare i luoghi dove quotidianamente viviamo, perché questo messaggio è spesso dimenticato… eppure molti, ancora oggi, quando incontrano il Vangelo ritrovano la speranza, iniziano un cammino di rinascita.
Quest’anno lo slogan della Giornata è “Andate e invitate”, espressione che riprende la parabola del banchetto nuziale del vangelo di Matteo (22,1-14), citata all’interno del Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2024. Un re organizza la festa di nozze per il figlio; manda i servi a chiamare gli invitati, ma essi non vogliono venire, anzi alcuni picchiano i servi, li insultano e li uccidono. Per questo il re manda nuovamente altri servi per invitare tutti quelli che trovano lungo i crocicchi delle strade, finché la sala si riempie di commensali. I due verbi “andate” e “invitate” rappresentano proprio la missione che, come ha scritto papa Francesco, «è un andare instancabile verso tutta l’umanità per invitarla all’incontro e alla comunione con Dio. Instancabile! Dio, grande nell’amore e ricco di misericordia, è sempre in uscita verso ogni uomo per chiamarlo alla felicità del suo Regno, malgrado l’indifferenza o il rifiuto» (cfr. Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2024, n.1). Il rifiuto, a volte, diventa ostilità tale da provocare la morte: è una realtà ancora molto attuale! Secondo i dati dell’Agenzia Fides, dal 2000 al 2024 i missionari e operatori pastorali uccisi sono stati 608, di cui 13 l’anno scorso. Tra questi ultimi, 6 in Africa (di cui 3 sacerdoti, un catechista, un laico e un volontario), 5 in America (di cui 3 sacerdoti e 2 laici) e 2 in Europa (entrambi sacerdoti). Sono persone che hanno vissuto la fede nell’ordinarietà, senza stare sotto i riflettori, come i servi del brano del vangelo: la loro opera, però, risultava scomoda secondo altre logiche, spesso di potere e controllo.
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