Tra misericordia e salvezza
«Riguardo alla risposta alla lettera comparsa nel “Messaggero” del maggio scorso, che riprende un testo di Mazzolari, trovo troppo comodo pensare che il Traditore sia di là con il Signore e i suoi fedeli seguaci. Continuare a dire: misericordia, perdono, comprensione indiscriminatamente fa credere, ai fedeli e non, che tutto il male è possibile compierlo, tanto poi c’è il buon Gesù che comunque è “amicone”: tutto giustifica, anzi, senza remora o pentimento ti mette al primo posto tra i beati, perché Lui è buono. Ciò è un segnale molto pericoloso dato al genere umano, in quanto non gli fa temere e rispettare nessuno».
Lettera firmata
Comprendiamo il rischio di cui parla il lettore: pensare che Dio lasci passare tutto, e per questo non importerebbe compiere il bene o fare il male, tanto Dio ti salva lo stesso. Da un lato, è vero che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e quindi farà di tutto perché questo avvenga. Allo stesso tempo, Dio non è connivente con il male, non scende a patti con esso. Quindi, c’è una distinzione fondamentale da fare, tra ciò che l’uomo è e ciò che compie. Se il male è sempre da condannare, la persona è da salvare. D’altra parte, però, il male compiuto può condurre davvero all’abisso della lontananza da Dio, per cui, per quanto Dio cerchi di farci uscire, noi non vogliamo e ne rimaniamo intrappolati. Tuttavia, Dio, prima di guardare al bene e al male che compiamo, guarda a noi e vede i suoi figli che ama: prima delle nostre azioni, c’è la relazione con Lui! Dio non è anzitutto un giudice che premia e condanna, ma è Padre che ama i suoi figli, anche quando gli voltano le spalle (cosa che, alla fine, può portarli alla rovina).
Se siamo davvero consapevoli dell’amore di Dio per noi, ci rendiamo conto che è questo che ci dà veramente la vita, non altro: non è il nostro comportarci bene che ci salva, ma l’amore di Dio. Allo stesso tempo, comprendiamo che il male ci allontana da Lui e dagli altri, ci rende peggiori come persone, ci disumanizza. Invece il bene ci rende veramente esseri umani, come il Signore Gesù ci insegna: lui stesso, che è il Figlio di Dio, è venuto per mostrarci come possiamo essere davvero figli di Dio. In merito a Giuda, se lo identifichiamo con il Traditore, allora la sua vita è dannata, perché facciamo coincidere la sua persona con il male che ha commesso. Ma è davvero così? In realtà, Giuda è anche colui che ha tradito Gesù, non solo questo. Noi non possiamo sapere l’esito della sua vita, se sia dannato o no: questo lo sa Dio. Sicuramente gli atti che ha compiuto sono gravi (sia tradire Gesù che togliersi la vita), ma non sappiamo né quanta consapevolezza né quanta volontà ci fosse in questi atti, se non indirettamente: non vediamo il cuore di Giuda, non sappiamo nemmeno se non si sia pentito e non abbia accolto l’amore misericordioso di Dio (che fino all’ultimo istante è disposto a dare).
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