In cammino verso la GMG
Quest’anno, dopo i rinvii causati dalla pandemia, si terrà la Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg) a Lisbona dall’1 al 6 agosto. L’incontro internazionale dei giovani, iniziato da papa Giovanni Paolo II nel 1985, è occasione per vivere un’esperienza di fede e spiritualità, uno spazio di preghiera e condivisione da molti ricordato come tappa significativa del loro cammino di vita. Gli stravolgimenti del nostro tempo, in particolare la crisi pandemica e la guerra in Ucraina, hanno avuto un impatto sulla nostra esistenza, specialmente sulle giovani generazioni, favorendo una situazione instabile e incerta, con un futuro difficile da immaginare.
In questo clima si inserisce il tema della Gmg 2023, che prende il titolo da un versetto del vangelo di Luca: «Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39). La frase si trova a cavallo tra il brano dell’Annunciazione e quello della visita di Maria a Elisabetta. Maria, prima di dire il suo «eccomi», si lascia attraversare da una parola che inizialmente l’aveva turbata: la paura si fa presente anche nella sua vita, come nella nostra. Tuttavia, la giovane di Nazareth interroga questo timore, cerca di conoscerlo e comprenderlo: chiede chiarimenti all’angelo, non si lascia vincere dal turbamento. È un suggerimento importante anche per noi oggi: sono tante le paure che si affacciano sul nostro quotidiano e tentano di impedirci di agire, di crescere, di aprirci alla novità. La loro origine è spesso inconscia e recondita, ma esse vengono sicuramente alimentate da situazioni di precarietà, di sfiducia, come quelle generate dall’isolamento pandemico e dalla minaccia del conflitto.
Per tale motivo, in questa nuova rubrica, metteremo a tema alcune paure che toccano la nostra vita, con un’attenzione particolare al tempo della giovinezza: paura di amare, della libertà, dell’infecondità, paura di perdere, di vivere, la paura di Dio (per fare alcuni esempi). L’impegno sarà quello di cercare di comprendere alcune dinamiche relative a questo sentimento, nelle molteplici modalità e aspetti in cui esso si manifesta. Non potevamo, però, fermarci qui. Maria, nel Vangelo, si alza e va. Queste parole parlano del passaggio da una situazione statica al dispiegarsi di un movimento. Anzitutto in senso verticale: alzarsi è un verbo decisivo nel Vangelo, spesso usato da Gesù per sancire l’inizio di un nuovo percorso di vita. Pensiamo al paralitico (cfr. Mc 2,11), alla fanciulla morta (cfr. Mc 5,41), al figlio della vedova di Nain (cfr. Lc 7,14): in tutti questi casi, Gesù invita chi incontra ad alzarsi per uscire dalla situazione di malattia o di morte in cui si trova.
Il secondo verbo è andare, ed esprime l’idea del mettersi in cammino, di lasciare la propria attuale posizione per assumere il rischio di volgersi verso qualcosa d’altro, magari inaspettato o imprevisto: anche questo è un invito, quasi un comando, che in molti casi il Signore rivolge dopo aver incontrato e toccato la vita di qualcuno. La stessa Maria, compreso il senso del turbamento, fa spazio alla novità nella sua vita e la scopriamo animata da un desiderio: che si realizzi in lei la Parola del Signore (Lc 1,37). Nel suo cuore è nato un nuovo coraggio, grazie al quale si alza e si incammina. Anche questa dinamica può aiutarci come spunto di riflessione: in che modo possiamo alzarci e andare oggi? In tale senso, abbiamo scelto «Coraggio, in piedi!» come titolo della rubrica che proponiamo per l’anno corrente. A ogni paura affrontata assoceremo un coraggio che esprima la possibilità di una nuova partenza: coraggio di amare, di essere se stessi, di affrontare il dolore, coraggio della speranza, della fiducia, il coraggio della fede…
Abbiamo affidato lo sviluppo di queste tematiche a due autori. Uno è il professor Simone Olianti, psicologo e docente presso la Pontificia Università Salesiana: a lui abbiamo chiesto di scrivere i testi del percorso, soprattutto in base alle sue esperienze e alla riflessione maturata a partire da esse. L’altra è un’illustratrice, Elisabetta Benfatto, docente di Illustrazione presso la Scuola Internazionale di Comics di Padova: anche lei è da considerarsi come autrice, perché pure le immagini sono testi che veicolano significati, benché spesso le scorriamo velocemente, senza dare sufficiente tempo per cogliere un messaggio che vada oltre la superficie, al di là della prima impressione.
Il cammino di Maria giunge all’incontro con Elisabetta e il quadro culmina nel canto di lode del Magnificat: serve coraggio per andare oltre la propria zona di comfort, superare le paure che ci trattengono per poi intonare il canto della gioia. È la storia di molte persone che hanno fatto della loro vita un capolavoro: per questo, accompagneremo ciascuna puntata del nostro percorso con la presentazione di alcuni tratti dell’esperienza di figure di beati e santi scelti come patroni della Gmg. Ci auguriamo che questa proposta possa fornire qualche spunto per la vostra riflessione personale e, magari, comunitaria.
Sant’Antonio da Lisbona
Proprio così è chiamato in Portogallo il Santo per antonomasia, che nel 1195 circa nasceva col nome di Fernando nella capitale lusitana. La sua è stata una breve vita, appena 35 anni, nella quale ha vissuto il Vangelo che ha predicato, portando consolazione e speranza ai poveri del tempo. Il suo percorso è segnato da scelte importanti, nelle quali possiamo intravvedere atti di autentico coraggio. Anzitutto, la decisione di lasciare il monastero di Coimbra, nel quale viveva come canonico agostiniano, e abbracciare l’abito francescano: poteva far carriera, anche grazie alle sue doti intellettuali, in un luogo che gli garantiva sicurezza e stabilità, ma l’incontro con alcuni frati minori, che di lì a poco sarebbero stati martirizzati in Marocco, accende in lui il desiderio della missione. Sceglie, dunque, di diventare frate Antonio, non senza la resistenza da parte dei suoi confratelli agostiniani; subito parte verso l’Africa per dare la sua vita per il Vangelo.
I suoi progetti, però, sono stravolti e si ritrova a percorrere le strade dell’Italia e della Francia, partecipe di una missione nuova, che non avrebbe immaginato. Ma l’audacia di Antonio è ricordata soprattutto a Padova: in questa città serpeggiava la cupidigia e l’usura mieteva vittime tra i poveri. Il giovane frate sente e soffre per questa deplorevole situazione, e usa parole forti di condanna per la vita disonesta e immorale di chi succhia il sangue agli altri, approfittando della loro miseria. La sua predicazione sfida ricchi e benestanti, finendo col richiamare sulla buona strada molti di loro; perfino il Comune di Padova interviene nella questione dei debitori insolventi, che fino ad allora venivano incarcerati: il 15 marzo 1231, due mesi prima della sua morte, viene emanato uno statuto «su richiesta del venerabile frate Antonio dell’Ordine dei minori» per sanare questa ingiustizia. Patrono dei poveri, consolatore dei sofferenti, ancora oggi è il Santo che tutto il mondo ama.
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