10 Ottobre 2017

Canada, dove l'italiano si studia

Sui banchi canadesi per imparare la lingua del Belpaese. Il bilancio di Salvatore Bancheri, presidente dell'American Association of teachers of Italian.
Studenti in aula.
Studenti in aula.
AFP / Stringer / GETTY IMAGES

L’Italia nel continente nordamericano? Si ammira, si gusta, si parla, ma soprattutto si studia! Parola di Salvatore Bancheri, presidente dell’AATI (American Association of Teachers of Italian) e direttore del dipartimento di Italian Studies all’Università di Toronto. «Qui le cose vanno bene, con più di mille studenti iscritti, un corso di dottorato e un corso di post-dottorato gestiti da una dozzina di docenti, a cui si aggiungono illustri visitor professor e circa venti assistenti. Ogni anno – ha spiegato il docente in occasione del Convegno internazionale dell’AATI – organizziamo dai venti ai trenta seminari tematici. Ma devo anche dire che, nel resto di Canada e Stati Uniti, la situazione non è rosea, a causa della chiusura di molti dipartimenti di Italianistica». In questo panorama denso e un po’ controverso, l’AATI si occupa di organizzare eventi e congressi «per creare network e instaurare sinergie di ricerca e studio tra gli italianisti di tutto il mondo, rafforzando anche i legami con le scuole di lingua» racconta Banchieri. 

Figlio di siciliani emigrati oltreoceano, il docente sta per concludere il suo triennio alla guida dell’AATI. Chiamato a tirare le fila di questo mandato, il presidente traccia un bilancio positivo. Molte le soddisfazioni; qualche questione in sospeso, con cui dovrà vedersela il suo successore. Tra un ricordo e l’altro, comunque, balza all’evidenza che rimpiazzare un leader così rodato non sarà una passeggiata. «La mia esperienza nell’AATI è iniziata molto tempo fa, come rappresentante del Canada. Poi, grazie alle mie competenze informatiche, nel 2007 sono stato eletto direttore della comunicazione, compito a cui ho affiancato la carica di segretario tesoriere dal 2010 al 2013. La mia grande intuizione – aggiunge il presidente – è stata quella di avviare la creazione di una banca dati per raccogliere i nomi degli italianisti, una risorsa preziosa per migliorare le sorti della membership dell’associazione». 

A oggi l’AATI conta 1500 soci, distribuiti in trecento università che ricevono la rivista trimestrale «Italica», disponibile in versione cartacea e digitale. «Nel corso del mio mandato – continua Bancheri – ho rafforzato il legame con gli iscritti, ampliando il numero delle borse di studio, stipulando un accordo con i centri locali e istituendo l’High school contest, destinato agli studenti delle scuole superiori che ricevono delle borse di studio per venire in Italia».  Che cosa resterà da fare, dunque, al futuro neo-presidente dell’AATI? «(Gli) rimarrà il compito di rafforzare i rapporti con i docenti delle scuole superiori – risponde Salvatore Bancheri –, inserendo un maggior numero di rappresentanti nel comitato esecutivo che vede al momento solo due membri delle high school». Investire nell’insegnamento appare, dunque, la priorità. Solo trasmettendo la lingua e la cultura italiane è possibile mantenerle sempre attuali e, nel contempo, preservarne le radici.

Data di aggiornamento: 10 Ottobre 2017
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