02 Luglio 2024

Chi sono i frati minori «osservanti»?

Chi sono i frati minori «osservanti»? Che differenza c’è con gli altri frati francescani? Proviamo a districare un po’ questa strana matassa.
Chi sono i frati minori «osservanti»?

© Nicola Bianchi / Archivio MSA

La famiglia francescana è grande e molto variegata: abbiamo fatto un post proprio su questo, che vi invitiamo a leggere qui. Da questa complessità nascono a volte anche alcuni motivi di confusione e di incomprensione… Il primo ordine francescano, quello dei frati minori (questo il nome dato ai frati da san Francesco stesso), infatti, è costituito da tre rami: i frati minori conventuali (come noi frati di Vocazione Francescana (qui trovate un approfondimento su di noi), i frati minori «osservanti» (di cui ci occupiamo in questo articolo) e i frati minori cappuccini (dedicheremo a loro un post prossimamente). I frati minori «osservanti» (usiamo questo termine tra virgolette, e poi vedremo perché) però sono spesso chiamati (correttamente) anche semplicemente «frati minori», senza altra specificazione, e infatti la loro sigla è semplicemente «ofm». Così comincia la confusione: con lo stesso termine «frati minori» si intende talvolta tutto il primo ordine francescano, talvolta la sola famiglia dei frati minori «osservanti». Perché questa confusione? Scopriamolo insieme!

L’ordine più recente, ma anche le più antiche riforme

Attualmente l’ordine dei frati minori «osservanti» è il ramo più grosso dell’albero (cioè la famiglia più numerosa) e quello che custodisce anche il sigillo del primo ordine francescano. Questo potrebbe far pensare che sia il tronco più antico dell’ordine stesso, ma non è così. Esso è in realtà l’ultimo a nascere, esattamente il 4 ottobre 1897, grazie alla costituzione apostolica di papa Leone XIII «Felicitate quadam». Con questo atto il papa riuniva in un unico ordine numerosi rami del primo ordine francescano, sorti lungo i secoli grazie a varie riforme, e in particolare quattro gruppi di frati: i frati minori osservanti, i frati minori riformati, i frati minori alcantarini e i frati minori recolletti.

Riunendo queste varie famiglie si creava così il gruppo maggioritario di frati, di fronte al più piccolo gruppo dei frati minori cappuccini (altra riforma dell’ordine, l’unica ad aver mantenuto una sua autonomia anche dopo questo atto del Papa) e ancor più di fronte a noi frati minori conventuali (il ramo più antico dell’ordine, ma anche il più piccolo).

Il Papa aveva inizialmente intenzione di riunire tutte le famiglie francescane e per questo dette a questo nuovo ordine il nome semplice di «frati minori», senza altra specifica. Lo fece anche per non favorire nessuno dei vari gruppi autonomi che andavano a confluire in questa nuova realtà e per porli così tutti sullo stesso piano. Spesso però, per distinguere questo nuovo ordine dall’intera famiglia dei frati minori, essi vengono denominati in vari modi:

- frati minori «sempliciter dicti» (cioè «detti semplicemente frati minori»);
- frati minori «dell’unione leonina» (dal nome del Papa che ha emanato questo decreto);
- frati minori «osservanti» (dal nome della famiglia più grande e antica all’interno delle varie riforme, che deteneva anche prima di questa unione il sigillo dell’ordine).

Per questi motivi noi normalmente utilizziamo la dicitura frati minori «osservanti», usando le virgolette (mentre lo utilizziamo senza virgolette per intendere la famiglia propria degli osservanti, in essere fino al 1893) per essere più chiari nella spiegazione. Vediamo allora un po’ di storia.

Le origini della riforma

Nel dare qualche accenno di storia del nostro ordine (trovate qui l’approfondimento) avevamo già parlato dei primi fermenti di riforma all’interno dell’ordine francescano e del sorgere della prima vera riforma riconosciuta (Riforma della Regolare Osservanza) con il beato fra Paoluccio Trinci di Foligno, iniziata nel 1368 nell’eremo di Brogliano, tra Foligno e Camerino. Alla sua morte (1391), i conventini e i romitori Osservanti in Umbria erano 16 (e già alcuni altri nella vicina regione delle Marche): Brogliano nel 1368; Monteluco, Le Carceri d’Assisi, Greccio, Fontecolombo, Poggio Bustone, Stroncone, L’Eremita di Cesi, Lo Speco di Narni, La Scarzola, Giano, tutti nel 1370; Monteripido nel 1373; La Rocchicciola, S. Damiano d’Assisi, Farneto, Montegiove di Perugia, tutti nel 1380. Come evidente, i primi conventini e romitori del beato Paoluccio e dei suoi seguaci, già abbandonati o scarsamente abitati che fossero, erano preesistenti, e furono concessi loro dai «frati della comunità», detti poi Conventuali.

Merita un particolare ricordo però il convento di san Bartolomeo di Marano presso Foligno (1415), perché fu il primo non ricevuto, ma costruito appositamente per loro. La costruzione di questo complesso indica in qualche modo una riconsiderazione in germe dentro la famiglia dei frati minori osservanti (già a pochi anni dalla morte dell’iniziatore): dall’iniziale ripudio per l’attività dell’apostolato, per i grandi conventi di città, per gli studi teologici universitari, ecc… (tutte caratteristiche dell’altro ramo dell’ordine, i frati minori conventuali, viste come deviazioni e ostacoli alla primitiva semplicità e alla purezza degli ideali francescani, specialmente della povertà), si sta passando fin da subito a riconsiderare l’apostolato della predicazione e della confessione, e perciò ad un necessario riaccostamento alla preparazione e allo studio, indispensabili a tale apostolato.

La riforma degli osservanti (che rapidamente stava trovando seguaci tra i frati in Italia, Francia, Spagna e Portogallo) fu approvata dal Concilio di Costanza con la Costituzione apostolica «Supplicationibus personarum» del 23 settembre 1415. Le due bolle pontificie di Eugenio IV «Vinca Domini» (15 marzo 1431) e «Ut sacra» (11 gennaio 1446) avviavano la nuova famiglia ad una larga autonomia e indipendenza dal ramo ufficiale dell’Ordine, che da questo momento, per le sue specifiche connotazioni, incomincia ad essere distinto con la qualifica di «Conventuale».

Intanto vi furono alcuni frati (poi dichiarati santi o beati) che si occuparono di consolidare le strutture della riforma e gli conferirono una forte organizzazione interna: san Bernardino da Siena, beato Alberto da Sarteano, san Giovanni da Capestrano e san Giacomo della Marca (detti «le quattro colonne dell’Osservanza»). Con questi religiosi santi e dotti, animati da una sincera volontà di reinterpretare genuinamente gli ideali di san Francesco nel loro tempo, la famiglia osservante conobbe una straordinaria fioritura nella santità e nell’apostolato. Per il loro esempio, ma soprattutto in forza del loro energico e illuminato governo, iniziò l’esodo dai romitori e si ritornò agli studi, presupposto indispensabile al grande apostolato popolare, missionario, caritativo e sociale, nel quale ottennero, ovunque, frutti degni del primo francescanesimo.

Il rapporto tra le due anime dell’ordine

Lungo il 1400 dunque l’unico ordine francescano è ormai percorso da queste due anime, quella dei conventuali e quella degli osservanti. Da una parte una nuova famiglia prorompente e piena di vitalità, quella degli osservanti, sostenuta inizialmente dall’Ordine stesso, ma anche da un ampio consenso della Chiesa e del popolo, dalla protezione di principi e di governi cittadini. Dall’altra l’antica famiglia conventuale, stabilizzata nella sua forma di osservanza della Regola e di povertà, pur vissuta all’interno delle mitigazioni e agevolazioni pontificie, senza le quali ritenevano di non poter continuare il cumulo delle attività di studio e di apostolato che la Chiesa stessa chiedeva loro.

In breve tempo si passò però alla rivalità e allo scontro. Da parte della famiglia conventuale non vi fu purtroppo una chiara determinazione a reprimere ed eliminare abusi reali ed evidenti, e non giovarono alcuni maldestri tentativi di riforma forzata. D’altra parte l’insistenza (spesso eccessiva) sulle trasgressioni conventuali e la conseguente imposta cessione di chiese e conventi (quando non l’occupazione violenta degli stessi) alla famiglia osservante, portarono al fallimento di ogni tentativo di ricomporre in un’unica famiglia il primo ordine francescano. Va ricordato anche che pure in casa osservante le tensioni non mancavano: alcuni gruppi di frati vedevano di mal occhio il virare della stessa famiglia osservante verso forme «conventuali» (come i grandi conventi, la predicazione, gli studi teologici), e non mancarono nel dare vita a nuove «riforme nella riforma», via via riassorbite, e non sempre cordialmente, all’interno della «regolare osservanza».

Tutte queste circostanze (e altre minori) porteranno alla bolla «Ite vos» di papa Leone X (29 maggio 1517) che separa definitivamente l’unico ordine dei frati minori in due famiglie, quella dei frati minori conventuali e quella dei frati minori osservanti (o della «regolare osservanza»), ai quali ultimi veniva conferito anche quel primato giuridico e di precedenza, che in virtù del primato storico, fino a quella data era stato di noi conventuali.

La famiglia osservante e le nuove riforme

Con il finire del 1500 si può dire conclusa la stagione aurea dell’Osservanza, che ora non rifugge più dagli studi, e non rifiuta i conventi e le grandi chiese di città, che anzi accetta e costruisce in proprio, senza particolare difficoltà (come per esempio san Bernardino a l’Aquila e a Verona, san Francesco a Padova, santa Maria degli Angeli in Assisi, l’Annunziata a Parma, santa Maria di Campagna a Piacenza e molte altre). Le conseguenti nuove esigenze non poterono non interferire con il rigore dell’iniziale «osservanza regolare», in più di un caso anche in materia di povertà, che abbisognò quindi di temperamenti e mitigazioni conforme quanto imponeva il progresso dei tempi e dell’istituzione, concludendo così il veloce processo di «conventualizzazione», che portò questa famiglia ad essere fin dalle sue origini quasi del tutto identica a quelle forme da cui voleva inizialmente distaccarsi.

Non è infatti trascorso un anno dalla nascita del nuovo ordine che dallo stesso tronco della riforma osservante sboccia la nuova riforma dei «frati minori riformati» o «della più stretta osservanza» (1518), che verrà poi approvata da Clemente VII con la bolla «In suprema» del 16 novembre 1532.

Passano pochi anni e sempre dai frati minori osservanti fioriscono i «frati minori cappuccini», sorti già nel 1525 e dallo stesso Clemente VII approvati il 3 luglio 1528 con la bolla «Religionis zelus», e posti inizialmente sotto la custodia e cura proprio di noi conventuali. La famiglia poi in breve tempo si arricchisce ancora delle riforme dei «frati minori alcantarini» e dei «frati minori Recolletti», tutte ufficialmente riconosciute dalla Chiesa.

Ad eccezione dei Cappuccini, che soli e con perseverante tenacia riuscirono a conquistarsi autonomia e totale indipendenza, le altre riforme, pur con larghe concessioni, libertà di movimento e fisionomia propria, rimasero operanti in seno alla grande famiglia dei frati minori osservanti, condividendone le fatiche apostoliche, soprattutto missionarie (in particolare nelle nuove colonie europee che si stavano rapidamente moltiplicando in tutto il mondo), e distinguendosi per maggiore austerità di vita e più intensa spiritualità. Si arrivò così al ciclone della rivoluzione francese e delle soppressioni. Ma la forte vitalità interna, la pronta istituzione di nuovi collegi serafici, del Collegio Internazionale Romano (1890) per gli studi superiori, l’erezione di nuove province, il recupero dei vecchi e l’apertura di nuovi conventi, assicurò alla famiglia osservante (ramificata nelle sottofamiglie sopra citate) una forte ripresa numerica e apostolica.

Come già detto, fu papa Leone XIII con la sua bolla «Felicitate quadam» del 4 ottobre 1897 a riunire sotto un solo governo e unica legislazione gli Osservanti, i Riformati, gli Alcantarini e i Recolletti, con la semplice, comune e unica denominazione semplice di frati minori. Ci volle in realtà molto tempo perché queste quattro famiglie si amalgamassero davvero in un’unica realtà, operazione a cui rivolse la sua attenzione anche Pio XI negli ultimi anni del suo pontificato e che si realizzò in maniera più piena solamente con il pontificato di Pio XII, nel 1940.

I frati minori «osservanti» oggi

Oggi i frati minori «osservanti» costituiscono dunque la famiglia più numerosa all’interno del primo ordine francescano. Hanno la loro sede principale a Roma e presso la basilica di santa Maria degli Angeli ad Assisi, ma sono presenti pressoché in tutto il mondo. Alla fine del 2021 l’ordine dei frati minori «osservanti» contava 1949 conventi con 12.186 religiosi (8.328 dei quali sacerdoti). Con questi numeri l’ordine dei frati minori «osservanti» costituisce, per numero di membri, il terzo istituto religioso maschile della Chiesa cattolica (preceduto dalla «Compagnia di Gesù», i gesuiti, con 14.439 membri e dalla «Società Salesiana di San Giovanni Bosco», i salesiani, con 14.143 membri, mentre è seguito dall’ordine dei frati minori cappuccini con 10.121 membri, al 31 dicembre 2021). Se i tre ordini francescani fossero riuniti in un unico ordine, si creerebbe la famiglia più grande della Chiesa cattolica, con ben 26.237 religiosi.

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i frati di Vocazione Francescana – info@vocazionefrancescana.org

Fonti: sito ufficiale dell’ordine (qui), Paolo Rossi (qui), annuario pontificio 2021.

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Data di aggiornamento: 02 Luglio 2024
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