Chi sono i frati minori conventuali?
I frati minori conventuali sono la famiglia a cui apparteniamo anche noi frati di Vocazione Francescana (qui ci presentiamo). Apparteniamo all’Ordine Francescano fondato da San Francesco d’Assisi nel 1209 e ne costituiamo il ceppo più antico, il tronco originario dell’ordine (qui per approfondire la struttura della famiglia francescana). La qualifica di «conventuali» (o «frati della comunità») si aggiunse fin quasi dagli inizi non tanto a sottolineare un luogo fisico (il convento), ma il riferimento fondante dato alla fraternità, alla vita comune, al «cum-venire» (dal latino) cioè al «con-venire» insieme… al «con-dividere». Infatti già papa Innocenzo IV, fin dal 5 aprile 1250, e successivamente il 21 agosto 1252, a tutela della contrastata ma efficace attività pastorale dei frati francescani, aveva dichiarate «conventuali» (cioè con le prerogative delle collegiate) le chiese dei francescani. Tuttavia i frati officiatori di tali chiese, a testimonianza di tutta la documentazione ufficiale e non, continuarono ad essere detti semplicemente «frati minori». La necessità di posporre il termine «conventuali» venne solamente un secolo più tardi, per distinguerli dai gruppi di frati che aderirono alla riforma dell’Osservanza.
Due anime nell’ordine
L’Ordine fondato da Francesco (che non era sacerdote, ma solo diacono), da un’iniziale preponderanza di fratelli non sacerdoti, nei primi decenni susseguenti la morte del santo si trasforma rapidamente in un Ordine dotto e clericale. Il piccolo drappello del primo Duecento, alla fine del secolo era salito a qualche decina di migliaia di religiosi: un vero esercito, una forza straordinaria, la cui portata non sfuggì alla Chiesa, che se ne servì in tutti i settori della sua molteplice attività: pastorale, missionaria, diplomatica, sulle cattedre vescovili e su quelle universitarie. Durante questo periodo piccoli gruppi di frati continuarono a vivere isolati negli eremi, come ai tempi eroici di Francesco, ma alquanto avulsi dalla vita e dall’evoluzione dell’Ordine, mentre la grande massa dei religiosi era penetrata nelle città, che offrivano più vasto campo al ministero della predicazione e delle confessioni. Questo evoluzione dell’ordine, però, comportava la costruzione di conventi e grandi chiese, che sorsero lungo il 1200 in tutte le città. Solo per ricordarne alcune, oltre alla basilica di Assisi: quella intitolata al santo di Padova; quella dei frari di Venezia, di S. Croce di Firenze; le basiliche dedicate a S. Francesco a Bologna, Ferrara, Piacenza, Parma, Arezzo, Siena, Pisa, Treviso, Brescia, Palermo, Viterbo, S. Lorenzo di Napoli e Vicenza, le grandi chiese francescane di Friburgo, Cracovia, Colonia, Würzburg, Praga, … e moltissime altre.
Anche l’istituzione degli studi, dopo quelli famosi di Parigi e di Oxford, prescritti a tutte le Province dal Capitolo di Parigi del 1292, imporranno all’Ordine attività non previste nei primi tempi, e sconosciute alla vita dei frati degli eremi. Ma questi nuovi impegni pastorali, di organizzazione interna e di sviluppo degli insediamenti, incontrano subito notevoli difficoltà nell’osservanza dell’assoluta povertà richiesta dalla Regola. Dato però che l’interesse della Chiesa esigeva ed apprezzava grandemente queste opere di apostolato, i papi, con ripetuti interventi, dichiarazioni, mitigazioni e favori, agevolarono quanto possibile l’osservanza della povertà, senza che l’Ordine venisse meno né alla sostanza e allo spirito della Regola Francescana, né ai nuovi compiti imposti o richiesti. Anche se sul piano giuridico quegli interventi pontifici erano del tutto legittimi, di fatto suscitarono crescenti recriminazioni in alcuni gruppi di frati, i quali, tenacemente schierati per un’osservanza assoluta della Regola senza interpretazioni pontificie, sordi alla saggia moderazione di san Bonaventura, dopo aver accusato l’intero Ordine di rilassatezza al Concilio di Vienna (1311-1312), finirono per negare al papa lo stesso diritto d’interpretazione della Regola, finendo poi condannati come eretici, con il nome di Fraticelli, dal papa Giovanni XXII (1317-1318).
La prima vera riforma dell’ordine
Fu solo nel 1368 che il beato Paoluccio Trinci fondò la vera «umile e stabile riforma», con la nascita dei Frati Minori Osservanti o della Regolare Osservanza (inizialmente conosciuti anche come «zoccolanti»): gruppi di frati che si organizzarono per vivere più strettamente l’osservanza della Regola Francescana, pur rimanendo fedeli ai dettami papali. A partire dalle fine del 1300 dunque gli Osservanti, non senza contrasti, andarono sempre più distinguendosi da noi Conventuali (fino a raggiungere la netta separazione nel 1517). Nel frattempo il ramo originale dell’ordine assunse quindi la qualifica di «conventuali», e, pur cercando di eliminare gli abusi – che non mancavano -, difesero e continuarono quella norma di vita, la quale permetteva loro di assolvere degnamente le attività ormai tradizionali, che la complessa organizzazione dell’Ordine e la Chiesa richiedevano. Durante questi secoli di progressiva separazione, l’ordine francescano ha continuato a dare alla chiesa innumerevoli figure di santità, e con esse anche numerosi vescovi, patriarchi, legati pontifici, ben 25 cardinali e due papi (Nicolo IV, 1288-1292 e Sisto IV, 1471-1484).
Nel frattempo alcuni dei luoghi più significativi dell’esperienza originaria francescana passarono da noi conventuali agli osservanti (soprattutto per volontà del papa Eugenio IV). Solo per citare i più importanti:
le Carceri (ad Assisi), già dal 1384 (anche se qui la presenza non fu stabile fin da subito);
la Porziuncola nel 1415 (poi tornata ai Conventuali per qualche anno, e poi definitivamente agli Osservanti dal 1435);
l’eremo della Verna nel 1430;
il convento di Santa Maria di Aracoeli (a Roma), che era la curia generale dei francescani (quindi conventuali fino a quel momento), passò agli osservanti nel 1445, mentre i conventuali, dopo qualche anno di incertezza, ricevettero dal papa la basilica dei Santi XII Apostoli (sempre a Roma) nel 1463, per la loro curia generale (come è tutt’ora).
La nostra famiglia Conventuale, però, si mantenne ben salda alla tomba di s. Francesco e alla sua basilica in Assisi, alla tomba di s. Antonio e alla sua basilica in Padova, nelle grandi chiese dei primi secoli e nei conventi adiacenti, ove solitamente erano erette le case di studio dell’Ordine: chiese, conventi e studi, che costituivano una delle cause dirompenti e inconciliabili della divisione in atto. Inoltre – è bene sottolinearlo – a noi Conventuali sono rimasti, da sempre, l’originale della Regola, i primi testi e i più antichi documenti del francescanesimo.
La separazione dei due ordini
La famiglia dei frati minori osservanti fu approvata e ottenne una certa indipendenza a partire dal Concilio di Costanza del 1415. Tale autonomia, ampliata da Eugenio IV negli anni 1431 e 1446, con il solo residuo legame dell’unico ministro generale, divenne piena e definitiva con la bolla «Ite vos» (29 maggio 1517) di Leone X, che concedeva agli Osservanti un proprio ministro generale e propri provinciali; inoltre, per privilegio apostolico, veniva concesso loro il primato giuridico nell’Ordine, sottraendolo così a noi conventuali. Da questo momento la storia delle due Famiglie segue percorsi paralleli, ma in indipendenti. La Regola è per tutti quella di san Francesco, ma le singole Famiglie hanno propri superiori in pienezza d’autorità e di giurisdizione; si governano con proprie costituzioni e propri ordinamenti.
I frati minori conventuali nei secoli successivi
Al momento della divisione del 1517, i francescani Conventuali rimasero titolari delle 34 antiche Province dell’Ordine, nonché del generale diretto successore di san Francesco (anche se la bolla papale individuava ora anche nel ministro generali dei neonati osservanti la stessa prerogativa) e contavano circa 20.000 religiosi in 1200 conventi, in tutta Europa, impegnati nel servizio della Chiesa, dediti alle attività pastorali e all’apostolato scientifico. Durante il 1500 però ci fu fin da subito una riduzione: con il protestantesimo persero fiorenti province nel Nord Europa e nella Francia, e subirono poi l’espulsione totale dalla Spagna e dal Portogallo (1567), con tutti i relativi territori coloniali. Nonostante queste perdite dolorose, i Conventuali, fra i quali erano particolarmente in auge gli studi, parteciparono alle varie fasi del Concilio di Trento con 91 padri e teologi, quanti nessun altro Ordine ne aveva inviati. In questo stesso periodo i Conventuali dettero alla Chiesa uno dei più grandi papi, Sisto V (1585-1590), il quale, nonostante la brevità del pontificato, ha segnato profondamente la storia della Chiesa e di Roma, per la sua volontà indomita e realizzatrice.
L’ultimo papa francescano (e Conventuale) fu poi Clemente XIV (1769-1774), che al momento della sua elezione era l’unico appartenente ad un Ordine religioso fra i membri del collegio cardinalizio. Dopo la primavera dei primi secoli, per i Conventuali il Settecento fu un periodo di grande vitalità. Ma sul finir del secolo e per gran parte di quello seguente, su di loro, come su tutti gli Ordini religiosi, si abbatté il ciclone della rivoluzione francese, della soppressione napoleonica prima, poi di quella italiana, che, a ondate successive e devastanti, sconvolsero la vita dell’ordine. I francescani Conventuali furono fra le vittime più illustri di questi sconvolgimenti. Mentre i religiosi venivano secolarizzati e dispersi, erano quasi interamente spogliati delle loro chiese e dei loro conventi spaziosi, la cui centralità li rese particolarmente appetibili e funzionali ai nuovi usi di caserme, ospedali, scuole, ricoveri, carceri, uffici amministrativi o di pubblica utilità, di cui i nuovi governanti avevano estrema necessità. Da queste prove terribili, i Conventuali uscirono stremati e, sul finire dell’Ottocento, esattamente nel 1893, erano ridotti a 1481 religiosi. Da questo piccolo resto tuttavia iniziò una lenta, faticosa e provvidenziale ripresa, che non ha conosciuto soste fino ad oggi, se non nell’Europa Centrale, ove i regimi comunisti hanno quasi annientato i già numerosi conventi sorti sul finire del secolo scorso e nei primi quattro decenni di questo.
L’Ordine oggi
Oggi noi Frati Minori Conventuali continuiamo a custodire, tra l’altro, la basilica di san Francesco ed il Sacro convento di Assisi, e la basilica di sant’Antonio a Padova. Il nostro principale centro di studi è la Pontificia Facoltà Teologica di san Bonaventura, a Roma. La Curia Generalizia dell’Ordine ha sede a Roma, presso il Convento dei Santi XII Apostoli. Al 31 dicembre 2021, l’Ordine contava 3930 frati (dei quali 2726 erano sacerdoti) e 572 case, raggruppate in 33 province e 20 custodie, presenti in 67 nazioni (7 africane, 18 americane, 10 asiatiche, 31 europee ed in Australia).
I frati di Vocazione Francescana – info@vocazionefrancescana.org
Fonti: sito ufficiale dell’ordine e Paolo Rossi.
Puoi leggere questo e molti altri articoli sui frati nel blog Vocazione Francescana.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!