L’allegria di sant’Antonio da Lisbona
Il 13 giugno del 1231 le campane delle chiese di Lisbona cominciarono a suonare. Alcuni sostengono che nessuno le aveva toccate. Altri raccontano che vi fu chi aveva tirato le funi. Non so nemmeno quanti campanili ci fossero allora in città. So che la notizia era arrivata sulle coste dell’oceano e raggiunse la casa dove era nato. Eppure era appena accaduto: a Padova, duemila chilometri lontano, nelle campagne dell’Arcella, era morto Antonio, frate e predicatore francescano, figlio della capitale portoghese.
Come fu possibile che a Lisbona si sapesse immediatamente? «È come se il popolo di Lisbona avesse già scelto» dice con voce tranquilla frei Isidro, frate nella Fraternidad de San Francisco à Luz. Antonio, che non era mai tornato nella sua città dopo averla lasciata a 20 anni, era già santo per i suoi concittadini. Il suono delle campane lo onorava. Meno di un anno dopo, a Spoleto, papa Gregorio IX, ascoltata la narrazione dei suoi miracoli, ne riconobbe ufficialmente la santità.
Ogni mese di giugno, Lisbona si mette a festa. La città ricorda il suo Santo. «O Santinho è de Lisboa», dicono con orgoglio i lisboetas. Una rivalità scherzosa (ma non troppo) con Padova: un grande manifesto disteso sulla casa natale di Antonio, oggi chiesa ai confini del quartiere di Alfama, rivela una sorta di doppia cittadinanza del Santo: patrono di Lisboa e di Padua. D’altra parte, ogni città (e sono mille nel mondo) che venera Antonio, in qualche modo, se ne «impossessa». È altrettanto vero che molti, in Italia, credono che il Santo sia nato a Padova. E invece vide la luce in una casa nobile nel cuore di Lisbona e il suo nome era Fernando, Fernando Martins de Bulhões. Venne battezzato nella cattedrale di Lisbona, qui cominciò i suoi studi, qui scelse il destino della sua vita.
A Lisbona, i giorni attorno al 13 giugno, sono la festa più grande della città. In tutti i suoi quartieri, da tempo immemorabile, ben prima delle ufficialità, si festeggia questo giorno con felicità. Con banchetti di sardine, con l’offerta di piante di basilico, con la costruzione di troni, con sfilate e cortei, con danze, ci si veste nei costumi delle tradizioni, dei mestieri, delle storie. Festa sacra e popolare. Ecco, a Lisbona, Antonio è «allegria». E ironia: frei Enrique Pinto Rema, 97 anni, grande studioso della vita del Santo, quest’anno ha ricevuto in regalo una piantina di basilico con sopra un breve racconto di Antonio proprio sul «sorriso».
Ci si sposa il 12 di giugno. Antonio casamenteiro (si chiede al Santo la grazia di un amore) esaudisce il desiderio di chi vuole trovare un compagno o una compagna per la vita. Oggi Lisbona offre la possibilità a sedici giovani coppie di avere un matrimonio in cattedrale che ricorderanno per sempre: per loro sarà riservato un corteo d’onore per le strade di Alfama, per un giorno saranno al centro dell’attenzione popolare.
C’è una statua del Santo a fianco della sua chiesa, si accendono candele e chi vuole può tentare di lanciare una monetina: se si fermerà sul Libro che Antonio sorregge in mano, vuol dire che il sogno di un matrimonio si realizzerà. I troni sono una sorta di altare, il modello di una piccola scala che conduce a un’immagine del Santo. La loro costruzione è una tradizione che risale agli anni dopo il terremoto del 1755, quando la città venne in gran parte distrutta: si chiedevano così offerte per ricostruire la chiesa di Antonio. Oggi i ragazzini di Lisbona alzano questi piccoli troni e domandano una ricompensa per comprare caramelle o fuochi di artificio.
Non si dorme nella notte tra il 12 e il 13 giugno. In Avenida de Libertade, grande arteria del centro di Lisbona, sfilano le coreografe danzanti dei quartieri della città: sono le interminabili marchas populares, quasi un carnevale capace di raccontare le piccole storie quotidiane della vita della gente. In quelle stesse ore, Alfama, tra i suoi vicoli tortuosi, i suoi saliscendi e le strade strette, è invasa da migliaia e migliaia di persone. Tutti veniamo avvolti dal profumo delle sardine arrosto.
Sarà il Santo a chiudere la festa. Sì, la devozione ad Antonio, a Lisbona, è allegra e gioiosa, e, allo stesso tempo, è profonda. Giochi con il lancio della monetina verso la sua statua, compri una piantina di basilico e puoi girare a testa in giù la sua immagine se non compie la grazia che hai chiesto, ma, nello stesso momento, accendi una candela, porti la mano al cuore, pieghi la testa, gli occhi si commuovono e la tua devozione si fa profonda e sincera.
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