Senza cellulari s’impara di più e si vive meglio in classe. La frase stavolta non è un «sentito dire» ma un risultato comprovato dalla scienza. È quanto ha rilevato una ricerca della University of Pennsylvania su un campione rappresentativo di circa 17 mila studenti delle scuole superiori, metà dei quali avevano l’obbligo di consegnare agli insegnanti lo smartphone prima delle lezioni e metà no.  

La ricerca nasce dalla tendenza ormai diffusa in tutto il mondo di adottare delle politiche di restrizione degli smartphone a scuola, imposte empiricamente, senza però mai avere la prova provata che tali provvedimenti siano davvero d’utilità. A colmare questo vuoto l’università della Pennsylvania che ha sia raccolto alcune ricerche parziali fatte nel mondo, che effettuato una ricerca in proprio. Il risultato più importante è che nelle classi senza smartphone si alza il rendimento, soprattutto tra gli studenti con più difficoltà scolastiche, al primo anno di corso e che non studiano materie STEM.

L’esito forse più sorprendente perché meno scontato è che gli studenti che hanno provato la scuola senza smartphone, non solo ne riconoscono i risultati sul proprio rendimento e sulla qualità delle relazioni scolastiche, ma tendono a promuoverne l’applicazione per tutti e ad essere più critici sull’uso dell’oggetto in generale. Insomma meno distrazione, più concentrazione ed un atteggiamento più responsabile e più incline ad imparare.

I risultati suggeriscono che le politiche che vietano gli smartphone in classe non solo sono utili, ma rappresentano un modo low cost ed efficace di promuovere l’apprendimento di tutti, ma soprattutto dei soggetti con maggior difficoltà, riequilibrando le disuguaglianze e aumentando la soddisfazione degli insegnanti.

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