Coi piedi per terra

Godere di quanto si ha, sapendo che è tutto dono di Dio ci mantiene realisticamente con i piedi per terra. E, soprattutto, ci rende più solleciti nel seguire vie di solidarietà e condivisione.
11 Giugno 2025 | di

«“Hai un demonio”. “Demonio” è detto dai greci daimònion, cioè “esperto”, conoscitore delle cose. Dàimon in greco significa conoscitore, che sa molto. Quando dunque qualcuno, adulandoti o approvandoti, ti dice: “Sei un esperto e sai tante cose”, ti dice: “Hai un demonio”. Ma tu devi immediatamente rispondere con Cristo: “Io non ho un demonio”. Da me stesso non so niente, non ho niente di buono, ma onoro il Padre mio. A lui attribuisco tutto, a lui rendo grazie, da lui viene ogni sapienza, ogni capacità, ogni scienza» (Sant’Antonio – Sermoni, Domenica V di Quaresima).

Sant’Antonio, com’era nello stile dei suoi tempi, non di rado gioca con le parole. Scopre in esse significati non sempre immediati, a volte andando un po’ a naso e lasciandosi guidare dalle opinioni correnti. Ritiene che il termine «demonio» in prima battuta rimandi alla conoscenza, al sapere molto. E già in questo modo ci mette in guardia: un grande bagaglio culturale non pone al riparo dal male; forse, anzi, essere persone che sanno molte cose espone maggiormente al rischio di cadere in qualche trappola. La trappola qui intercettata è quella della vanagloria, del sentirsi superiori agli altri quando ci si lascia impigliare nei lacci dell’adulazione. Il nostro Santo non va per il sottile e suggerisce, immediatamente, una bella frecciata da scagliare quasi contro se stessi per sgonfiare nel proprio cuore l’altezzosità velenosa che in noi potrebbe svilupparsi quando ci sentiamo lodati. Se uno ti loda, afferma sant’Antonio, è come se ti dicesse: «Hai un demonio». Aiuto. Che esagerazione! Naturalmente non è un male sapere molte cose; è tuttavia rischioso quando la conoscenza viene ampliata con l’unica finalità – a volte del tutto inconsapevole – di primeggiare sugli altri. E ovviamente umiliarli. 

Che il demonio fosse uno che sa molte cose, poi, ne era ben consapevole anche Gesù. Non di rado, infatti, il demonio si rivolge al Signore dicendogli: «So bene chi tu sei, il Santo di Dio!». (Cfr. Lc 4,34). Sì, il demonio riconosce apertamente e quasi urlando l’identità del Signore Gesù. Sapeva bene che era il Figlio di Dio! Tuttavia saperlo non basta; per essere fuori dalle lusinghe del maligno occorre anche amarlo il Signore, seguirlo, vivere del suo Vangelo, nutrirsi della sua Parola fino a diventarne impregnati. Ben altra faccenda dal sapere soltanto! 

Uno dei modi per amare Gesù e vivere di lui è suggerito da sant’Antonio stesso. Il suo è un suggerimento dal sapore squisitamente francescano. Si chiama «restituzione». San Francesco d’Assisi riassume in questa attitudine quasi la totalità del bene, della lotta contro il male. Seguire le orme di Gesù significa, per il santo di Assisi, restituire tutto a Dio, non appropriarsi di nulla, vivere di lode, ringraziamento. Piuttosto che perdere il gran tesoro della propria amicizia con il Signore, meglio non avere nulla. E anche sant’Antonio ci introduce provvidenzialmente sullo stesso cammino, mettendoci sulle labbra parole salutari per controbattere a ogni forma di adulazione: «Non so nulla e non ho nulla da me stesso; se qualcosa so e possiedo, viene tutto dal Signore». Com’è liberante e consolante questa persuasione quando penetra nelle profondità dell’anima! È come un antidoto potentissimo contro i veleni degli arrivismi, delle competizioni sfrenate, delle gelosie taglienti, delle invidie distruttive. Godere di quanto si ha, sapendo che è tutto dono di Dio ci mantiene realisticamente con i piedi per terra. E, soprattutto, ci rende più solleciti nel seguire vie di solidarietà e condivisione.

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Data di aggiornamento: 11 Giugno 2025
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