La forza dell'amore

«L’amore rende dolci le cose aspre e leggere quelle insopportabili; invece il timore rende insopportabili anche quelle leggere» (Sermoni – VII domenica dopo Pentecoste, 12).
14 Maggio 2025 | di

Ci sono proverbi di tutti i tipi. Alcuni sono scontati e immediatamente condivisibili. Altri danno voce a intuizioni originali, per nulla evidenti. In tal caso riescono a portare alla luce aspetti dell’esistenza che rischiano di venire trascurati e che, invece, meritano attenzione. Ci sono poi proverbi simpatici i quali, con il guizzo arguto dell’ironia, hanno la capacità benefica di farci sorridere. Ci sono, infine, sentenze proverbiali con il sapore delle «massime» antiche, sagge e profonde, come quelle che venivano pronunciate nei primi secoli del cristianesimo dai «padri» o «madri» del deserto. Dal grembo di un silenzio abitato con fede, costoro sapevano estrarre brevissime frasi di fuoco, efficaci come frecce aguzze, in grado di sollecitare l’intelligenza dell’anima e di rivelare, di volta in volta, cose diverse. Sì, i proverbi più pregiati sono esattamente quelli che consentono di elaborare considerazioni ogni volta nuove, a seconda di ciò che si sta vivendo. Sono frasi che non racchiudono significati, ma li generano. È la potenza delle parole, quando scaturiscono da un’interiorità forgiata dalla meditazione, dall’osservazione responsabile del reale.

La frase di sant’Antonio è esattamente di questa qualità. Del nostro Santo lo si può affermare senz’ombra di dubbio: al silenzio ha dedicato gran parte della sua vita, con fedeltà appassionata; di fronte agli altri ha saputo porsi sentendosene custode, accomunato a essi dalla responsabilità che nasce nel cuore di chi si riconosce figlio e fratello. Che cosa esprime, Antonio, con questa sua frase? A leggerla, di primo acchito, non è facile essere d’accordo. È proprio vero che l’amore ha questa capacità trasformante? Che le cose aspre divengono dolci e quelle insopportabili divengono leggere? Il perno di tale intuizione sta forse in ciò che intendiamo per amore. Antonio lo aveva compreso sia dalla frequentazione delle pagine del Vangelo sia dall’ascolto del grido dei poveri. Da queste due «fonti» ha imparato che amare non è «flusso» di sentimenti, bensì un modo di stare nella vita. E tale «modo» consiste nell’accogliere dal Signore la perenne dolcezza della sua misericordia e far sì che essa rimanga viva condividendola con gli altri. Diversamente, muore.

L’amore lega, dunque; non assicura l’ebbrezza di una libertà assoluta, del tutto inumana. L’amore ti appassiona ad altri. Chi incontri è per te prezioso. L’indifferenza è proibita. Stai nella vita sbilanciato a favore delle persone che incrociano il tuo cammino. Per prenderti cura di loro, la fatica diviene del tutto sostenibile o, addirittura, ti pare leggera. Ciò che è amaro diviene per te soave. Ce lo ricorda san Francesco che, dopo l’esperienza di prossimità con il lebbroso, si allontana da lui provando indicibile dolcezza. Il timore invece, quello demoniaco, quello che ti isola in una posizione di difesa da tutto e da tutti, rende lamentevole l’esistenza. Nessuna novità la rallegra. Diviene macigno insostenibile anche ciò che, di per sé, sarebbe leggero.

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Data di aggiornamento: 09 Maggio 2025

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