Coltivare e custodire
Chiunque abbia visitato la Sagrada Familia di Gaudì, a Barcellona, non può non essere rimasto colpito da quanto l’ispirazione della natura sia stata fondamentale per il geniale artista. Le colonne come alberi, che intrecciano i rami verso l’alto a sostenere altezze che sfidano le leggi della gravità, come un bosco che spinge il nostro sguardo a cercare la luce. Questo è solo un esempio di quanto il dialogo con la natura sia una fonte essenziale di invenzione e creatività. Non è nella manipolazione, nel trattare la natura come oggetto, materiale inerte a nostra disposizione, che nascono le innovazioni. E questo vale non solo per l’arte, ma anche per l’ambito che pare agli antipodi della natura: la tecnica.
Un esempio tra i tanti è il laboratorio di Bioinspired Soft Robotics dell’Istituto Italiano di Tecnologia, che sulla home page del proprio sito recita «Dalla natura alla natura, una combinazione reciproca di biologia e ingegneria». Si trae ispirazione dalla natura per progettare e sviluppare nuove tecnologie e, allo stesso tempo, per rivelare nuovi fenomeni biologici. Per esempio, osservare come le piante si modificano per adattarsi all’ambiente è di stimolo allo sviluppo di tecnologie sostenibili; l’osservazione di come si sviluppano le radici nel terreno, o come crescono le piante rampicanti offre lo spunto per progettare sistemi non invasivi di monitoraggio ambientale. La natura è maestra. Alleata, se non la sfruttiamo e basta. Perché «coltivare» e «custodire» sono i verbi, inseparabili e generativi nella loro reciprocità, dell’umano.
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