Da limite a risorsa
Lo stiamo provando ogni giorno sulla nostra pelle. Di fronte a una crisi grave, nella vita sociale o personale, ognuno di noi ha in fondo due scelte: resistere o arrendersi, trovare risorse per reagire o, al contrario, perdere la speranza, trincerandosi dietro difese egoistiche o autocommiserazione. I protagonisti di questo progetto, a cui ognuno di voi sta partecipando attraverso l’intervento di Caritas sant’Antonio, non solo hanno scelto la prima opzione, ma su questa hanno costruito un’architettura di sviluppo, che sta aiutando migliaia di famiglie. Siamo in Argentina, più precisamente nella Città Autonoma di Buenos Aires e nel municipio di Campana Zárate, nell’area più densamente popolata del Paese. Qui il cigno nero, ovvero la catastrofe improvvisa e dai risvolti gravissimi, è stato il collasso dell’economia agli inizi degli anni 2000, con enormi conseguenze sulle condizioni di vita della popolazione. A ottobre del 2002, esattamente 20 anni fa, gli argentini che vivevano sotto la soglia di povertà erano il 57,5 per cento. Gli strascichi di quella situazione sono visibili tuttora: 4 argentini su 10 sono poveri, il 56,6 per cento dei bambini e degli adolescenti vive sotto la soglia di povertà, l’inflazione è al 51,1 per cento su base annua, mentre 18,8 milioni di persone fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.
È in questo contesto che nel 2011 nasce l’Associazione «De Puertas Abiertas», letteralmente Associazione delle Porte Aperte, un nome che è un programma, perché da una situazione tanto grave si esce solo insieme, lasciando le «porte aperte» e mettendo in rete le risorse.L’associazione ha due sedi: una a Campana, l’altra nella città autonoma di Buenos Aires. Unico il fine: accompagnare le persone in un processo di crescita che sia al contempo lavorativo, personale e comunitario. Il metodo usato è il lavoro di gruppo, che ha due risvolti: quello «culturale», per formare ai diritti, conoscere la base dell’economia solidale e portare alla consapevolezza le potenzialità delle persone in un contesto di comunità; e quello più focalizzato sull’imprenditorialità, che prevede la formazione al lavoro e alla gestione di piccole imprese familiari, fino all’accesso al microcredito. «L’80 per cento delle persone che vengono da noi – afferma Valeria Fernandez Saavedra, una delle responsabili operative del progetto e referente di Caritas sant’Antonio – sono donne con diritti compromessi, che non solo si prendono cura dei loro familiari, ma rappresentano spesso l’unica fonte di reddito. La loro povertà è ulteriormente peggiorata con la pandemia, per l’impossibilità o la difficoltà di lavorare. Molte di loro si sono indebitate per sostenere le necessità quotidiane. Tante sono madri giovanissime, alcune hanno problemi mentali, sono malnutrite o hanno subito violenza».
Per rendere possibile il suo lavoro, De Puertas Abiertas ha messo in rete le migliori energie del territorio: le parrocchie, come quella di Santa Cruz dei padri passionisti, l’università, come la facoltà di Agronomia o il Dipartimento di salute mentale dell’ateneo, ma anche il Centro per la giustizia della donna, scuole speciali, associazioni e fondazioni. A questa rete si è aggiunta nel 2017 Caritas sant’Antonio, che anche quest’anno ha rinnovato il suo contributo, donando a De Puertas Abiertas 30 mila euro, una somma che costituisce il 28 per cento del denaro che permette all’associazione di funzionare. Un aiuto, quello di Caritas sant’Antonio, che si moltiplica grazie alla rete e al lavoro comunitario di De Puertas Abiertas: «Nel 2021 – spiega Valeria – abbiamo lavorato con 22 gruppi di imprenditori, per un totale di 173 famiglie, offrendo a 240 persone un corso di formazione sull’autogestione dell’impresa e accompagnando 153 microcrediti».
Tuttavia, il bene più grande è scaturito proprio da un limite: «Con la pandemia abbiamo iniziato a trasmettere i nostri corsi di formazione online, raggiungendo una platea di beneficiari inimmaginabile: non solo ci seguono da tutte le province dell’Argentina, ma anche dal Cile, dall’Uruguay, dal Perù, dal Messico e persino dagli Stati Uniti. In 10 incontri abbiamo contato oltre 1.300 partecipanti».Un bene che s’irradia e raggiunge i più poveri tra i poveri e ridà speranza alle persone private dei diritti fondamentali: il cibo, il lavoro, la salute.«Marcos è uno dei nostri “successi” – racconta Valeria –. È entrato nel nostro programma 5 anni fa, con una dipendenza da cocaina e tanti problemi e ferite da rimarginare. Ha intrapreso un trattamento di recupero, ha seguito i nostri programmi e trovato lavoro. Oggi produce e conduce due programmi per una radio. Marcos è la dimostrazione che il nostro lavoro comunitario accompagna, guarisce e consente di maturare e crescere insieme con gli altri». È bello essere un pezzo di un quadro di rinascita, una famiglia in un contesto di famiglie. Uno sprone anche per noi a non abbattersi di fronte alla difficoltà. La carità è bene reciproco.
Segui il progetto su www.caritasantoniana.org
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