L’esibizionismo del vanitoso
Esiste una forma di curiosità intelligente e buona, ma anche una curiosità sterile e, diciamolo pure, piuttosto fastidiosa. La curiosità è un atteggiamento positivo quando ci rende disponibili a imparare sempre, senza stancarci o sentirci arrivati; quando ci spinge ad allargare il nostro orizzonte informandoci, ascoltando le persone o interrogando la vita. Insomma: una curiosità feconda che mantiene aperto il nostro spirito. Vi è, però, anche una curiosità sciocca e inconcludente; di questa parla sant’Antonio. Questo tipo di curiosità rimane a un livello superficiale e non ha affatto, come obiettivo, la concretezza di una vita più sapiente e saggia.
Un primo aspetto, tipico delle persone che si lasciano catturare da questa curiosità superficiale, si può cogliere nello stile schizzinoso; lo dice sant’Antonio. Lo schizzinoso è uno a cui non va mai bene niente, uno che si aggrappa a dettagli secondari pur di criticare, svalutare, rifiutare. Il nostro Santo utilizza l’esempio del libro: il curioso non legge, ma semplicemente sfoglia; non si sofferma con fatica a comprendere, a valutare, ma sorvola velocemente passando di palo in frasca, da un fiore all’altro, in cerca di dettagli pettegoli da esibire. Da una lettura così, ovviamente, non si può imparare niente. Rimane solo il vuoto, la dispersione.
Di fronte a una predica – continua sant’Antonio – la persona curiosa si lascia andare facilmente alla critica; non è per nulla interessata a cambiare la sua vita, ma respinge in fretta ogni esortazione. Le parole udite vengono controllate soltanto nella loro risonanza esterna, senza che vi sia il desiderio di comprenderne davvero il significato. Una curiosità di questo tipo appare del tutto sterile e non può mai condurre alla scienza vera. La scienza vera non è necessariamente quella di chi sa tante cose, ma è simile alla sapienza silenziosa di chi non teme di lasciarsi mettere in discussione, di chi sa fare tesoro delle esperienze attraversate.
Una curiosità saggia assomiglia al comportamento di un’ape: senza la smania di voler sapere tutto di tutti, sa far tesoro del poco che serve per il proprio nutrimento e lo custodisce con cura, nell’attesa che divenga buon miele da offrire agli altri. Sì, perché la curiosità animata da saggezza non è mai fine a se stessa. È infatti estroversa, ha a cuore che anche altri possano gustare la dolcezza di un miele preparato con tanta pazienza. La curiosità sciocca esibisce; ed è vanitosa. La curiosità saggia istruisce; ed è umile.
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