Disabilità in vacanza

Un contributo per permettere una vacanza a un gruppo di persone con disabilità mentale ha dato una boccata d’ossigeno ai loro genitori e ha permesso ai disabili stessi di fare un’esperienza di libertà.
21 Aprile 2020 | di

In epoca di pandemia, chiusi nelle nostre case, il sole che schiude le gemme sprigiona una nostalgia di libertà. Il progetto che andremo a presentare è collegato a questa nostalgia, che per noi sarà passeggera, ma per molte persone con disabilità è pane quotidiano. Se dovessimo scattare un’istantanea di questo progetto, vedremmo un pulmann granturismo lustrato a nuovo nel parcheggio del Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana (PD) – struttura dei nostri frati, dedicata alla disabilità –, una piccola folla di trentadue persone con disabilità mentale con magliette, zaini e cappellini colorati, nella quale si disperde un altrettanto colorato gruppo di giovani volontari, due cuoche, due frati postulanti, l’autista. Con loro la signora Ester e suo marito Roberto, i decani dell’Associazione Mario Tommasi (dal nome di un frate che perse la vita per salvare un ragazzo disabile, durante una gita in montagna). Dolore e gioia, le facce della vita.

È il 28 luglio del 2019. Caritas sant’Antonio solo qualche mese prima ha assegnato 6 mila euro all’associazione. I volontari hanno pensato a tutto, prenotato il pullman, scelto la casa di accoglienza con possibilità di autogestione, controllato l’accessibilità della struttura, i servizi vicini. E ora con il bagagliaio stipato di generi alimentari, detersivi e biancheria tutto è pronto per partire. L’entusiasmo è alle stelle. Ed è vera gioia.

L’Associazione Mario Tommasi è nata nel 1985 in seguito a una richiesta pressante di genitori con figli disabili: «Concedeteci il sabato, per poterci ritrovare tra marito e moglie». Nella vita di queste coppie la cura del figlio è totalizzante, tanto che spesso sull’amore vince la stanchezza. Una situazione che non di rado porta a separazioni. La nostalgia di libertà, il sogno di una vita normale, è una compagnia costante. E insidiosa. Nasce da questa esigenza l’iniziativa «Sabato con noi», grazie alla quale marito e moglie si ritrovano, mentre i figli sono con i volontari dell’associazione alla partita di rugby, al bowling o a sorbirsi un’eccezionale cioccolata con la panna nella vicina Abano Terme. E questo tutti i sabati.

L’associazione della gioia

La settimana in montagna, organizzata tra fine luglio e i primi di agosto grazie al contributo di voi lettori, è l’apoteosi di questo progetto. «Siamo un’associazione votata allo svago, alla gioia e al divertimento per tutti i disabili che non possono averli» spiega Ester con una buona dose di autoironia. I beneficiari sono ospiti del Villaggio S. Antonio, ma anche giovani e giovani adulti provenienti dal padovano. «L’anno scorso siamo stati nella casa delle suore canossiane di Coredo, in Val di Non, ma abbiamo viaggiato in tanti posti, come sul Lago Trasimeno o alle grotte di Frasassi». Unica regola della vacanza: nessuna differenza tra volontari e disabili. «Persino le camerate sono miste. Nelle persone con disabilità mentale c’è grande voglia di confrontarsi con la normalità: i maschi cercano i volontari e le femmine le volontarie, li osservano, li imitano».

Ma la felicità piena viene dal senso di libertà: «Sono eccezionalmente senza i loro genitori e noi non facciamo paternali, concediamo loro il gelato o la cioccolata senza far troppe storie, li lasciamo sperimentare ed esprimere». Ester racconta divertita quando, l’anno scorso, durante un picnic vicino ai laghi di Coredo, uno di loro prese l’iniziativa di togliersi le scarpe e iniziare a giocare a pallone. Uno a uno, tutti seguirono l’esempio. Alcuni per il caldo si tolsero persino i pantaloni. Si divertirono un mondo.

Portare queste persone in vacanza non è una passeggiata: «Devi pensare a tutto, anche agli imprevisti, devi accudirle e lavarle. Si fa molta fatica, ma ti ripagano con un’accoglienza piena e un grande amore. E questo non ha prezzo».

Esperienze così forti entrano nel cuore anche dei volontari: «Negli anni, molti volontari si sono sposati tra di loro. Ho chiesto ai diretti interessati il perché, e mi hanno risposto che l’esperienza con i disabili mostra il lato più vero delle persone. Ed è questa verità che fa innamorare».

Si dà e si riceve, anche queste sono due facce della vita. A voi lettori e amici del Santo, che avete contribuito a tanta gioia prima ancora di sperimentare la nostalgia della libertà, va tutto il nostro grazie.

 

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Data di aggiornamento: 21 Aprile 2020
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