Far fiorire la pace
La gentilezza è figlia di piccoli gesti quotidiani. È quel «bene che fa bene» a se stessi e agli altri, come suggerisce anche papa Francesco con i suoi ripetuti richiami a essere gentili sia a livello personale che sociale. Basti pensare ai suoi «buongiorno», «buon pranzo», «buonasera», ripetuti in ogni apparizione pubblica o privata. Come se desiderasse che quella sua ripetitività gentile diventasse contagiosa, una sorta di forma di comunicazione benefica. Ed è proprio questa la forza della gentilezza – la sua capacità di contagiare gli altri – che da tempo sembra aver perso il suo smalto, ma non la sua efficacia. La vicentina Flavia Cappellari, pacata e assertiva pensionata prossima ai 70 anni, dai tratti somatici da signora déco, delicati, quasi stilizzati, con la sua ostinazione gentile calata nel quotidiano del suo quartiere storico di Contrà Barche, a Vicenza, è la dimostrazione di come chiunque possa migliorare l’ambiente attorno a sé. Lei lo fa grazie a dei «coriandoli», come lei stessa li definisce, piccoli doni colorati che depone su decine di vasi, giardini e aiuole del suo quartiere, tornato così, lentamente, a rifiorire.
«Per vivere e far vivere meglio, a volte basta poco!» è la sua risposta a chi le chiede perché lo faccia. Nessuna strategia sociale pianificata, alla base della sua azione, ma solo la semplicità dello slancio spontaneo di una donna anziana che ha già vinto la sua battaglia sul degrado: «Può bastare una frase poetica. Un fiore. Un sorriso o un saluto!» risponde la signora che, vestita alla tirolese, è intenta a curare le oltre quaranta aiuole che gestisce nel quartiere a pochi passi dalla celebre Basilica Palladiana. E dire che quel suo quartiere – chiamato «Le Barche» per via di un antico porto medievale usato anche da Andrea Palladio per trasportare la pietra per i suoi palazzi – fino a qualche anno fa era malfamato. Poi arrivarono i fiori di «Giulietta», le sue aiuole e, infine, i bigliettini, che oggi attraggono centinaia di turisti vicentini catturati da quegli angoli toccati dalla mano fatata di Flavia. Da qualche anno, infatti, la signora Flavia, dopo aver piantato ovunque i suoi fiori, ha cominciato anche a diffondere «coriandoli poetici», messaggini scritti a mano in foglietti di carta colorata, che rappresentano il segno distintivo della sua rivoluzione fiorita, al punto che gli stessi vicini la stanno emulando. Per questo, oggi, la signora Flavia viene definita la «Giulietta dei bigliettini fioriti», anche grazie alla sua passione per Shakespeare.
«Fu mio padre Antonio, contadino di Sandrigo, a trasmettermi la passione per le piante e per tutto ciò che dona bellezza e serenità agli altri», rimarca la donna, mentre sistema i primi fiori primaverili sul balcone della sua casa in affitto, una delle più antiche di Vicenza e che, fatalità, porta il nome altrettanto poetico di «casa San Valentino». «Sono sempre stata convinta – spiega –, che se un quartiere è degradato, la colpa sia anche dei suoi residenti. Tanto più questi si prendono cura del luogo in cui abitano, tanto più l’armonia diventa casa e cosa di tutti!». «Vivo a Vicenza da quarant’anni – prosegue –, venticinque dei quali vissuti in Contrà Barche, tanto da credere che il destino mi abbia voluta proprio qui. Quando vi giunsi, era un’area degradata, con gatti randagi, droga che girava e sporcizia ovunque. Ho dovuto lottare con varie amministrazioni comunali, trovando a volte sostegno e altre disaffezione, prima di attirare l’attenzione e convincere i residenti a riscattare il quartiere».
Ne è trascorso di tempo da allora, ma alla fine Flavia sembra aver raggiunto il suo obiettivo. Oggi la sua utopia è divenuta una realtà che sta facendo tornare a molti il desiderio di abitare questo quartiere letteralmente «rifiorito»: «Ricordo ancora le prime cinque fioriere che comprai e posizionai lungo i marciapiedi e nei davanzali, con l’autorizzazione comunale… Ho lottato molto, ma sempre con gentilezza, perché il linguaggio dei fiori è questo». Un linguaggio poetico che è connaturato al suo carattere: «Sono sempre stata innamorata di Shakespeare, fin dai tempi della scuola, al punto che dopo essermi occupata per anni di mettere e rimettere fiori, sempre come volontaria, vincendo ripetuti concorsi comunali per il più bel “balcone fiorito” della città, negli ultimi sette anni ho cominciato anche a “seminare” poesia. Nelle fioriere e nelle aiuole, infatti, inserisco dei bigliettini con qualche frase poetica, che siano poesie note o semplici frasi che esternano il mio sguardo sul mondo. Nessuno m’impone niente e tutto mi viene da dentro, spontaneamente, per amata gentilezza».
Una gentilezza di cui un mondo che in poco tempo è passato da una pandemia a una guerra vicino a casa, ha assoluto bisogno: «Il clima difficile di questo periodo storico mi motiva ancora di più nel mio operato – confida la signora Flavia –, proprio perché questo mondo malato ha un bisogno estremo di essere curato con la gentilezza». Così ogni settimana tra le fioriere del quartiere spuntano variopinti messaggi scritti di pugno da lei: «Pensieri di serenità, pace, ottimismo, spunti di riflessione utili per chi li legge e preziosi per la vita di tutti». C’è chi li aspetta. Chi li legge per caso. Chi li fotografa. Chi se li porta a casa o chiede informazioni su questo o quel poeta. C’è pure chi, come risposta, la emula scrivendo a sua volta un biglietto, spesso anonimo.
È il caso di quello che la signora Flavia trovò, nel 2019, in una fioriera e che diceva: «Non so dove sono. Ma so esattamente come mi sento ogni mattina, quando, passando curioso, mi fermo a leggere questi suoi coriandoli di gentile ed elegante sentimento. Ho pensato di ricambiare chi, da anni, ci regala questi piccoli, ma densi momenti di riflessione e ispirazione, tra queste case che chiamiamo “Barche”, che celano un tesoro prezioso. Grazie di cuore!». Messaggio che fa ancora commuovere Flavia al solo pensiero e le infonde la forza di continuare a scrivere i suoi bigliettini e a piantare i suoi fiori, come atto di riparazione di questa umanità sempre più indifferente e spaesata. Da settimane, poi, ha scelto di scrivere i suoi pensieri su cartoncini che hanno i colori dell’arcobaleno della pace: «È il mio semplice gesto per dire “no alla guerra” – conclude la signora Flavia –. Serve a poco, lo so bene, ma questo non mi impedisce di essere una felice illusa di fronte alla cruda realtà. Se guardiamo un fiore, piantiamo un seme e coltiviamo buoni pensieri, inevitabilmente si finirà col cambiare noi stessi e pure gli altri».
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!