20 Luglio 2022

Oscar De Bona. L'Unaie non si ferma

Nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina, l’Unione nazionale delle associazioni di immigrati ed emigrati incalza le istituzioni con un’agenda fitta di proposte e iniziative. L’emigrazione italiana è ancora poco conosciuta.
oscar de bona

© Associazione Bellunesi nel Mondo

Oscar De Bona è il primo bellunese a ricoprire la carica di presidente dell’Unaie, l’Unione nazionale delle associazioni di immigrati ed emigrati. Per l’ente che fa da collante tra il mondo dell’associazionismo in emigrazione e le istituzioni nazionali, europee e internazionali, è un momento storico cruciale, con i sodalizi nel mondo alle prese con il ricambio generazionale e le innumerevoli iniziative che risentono degli effetti dell’instabilità mondiale. 

Msa. Presidente, la pandemia e poi la guerra in Ucraina con le loro conseguenze economiche e sociali, che riflessi hanno sulle comunità italiane all’estero, in particolare in Europa centrale e orientale?

De Bona. Le conseguenze economiche e sociali sono assai difficili. Pensavamo che con quest’anno, finalmente, si sarebbe potuto mettere fine alla pandemia di Covid-19, ripartendo con entusiasmo e voglia di crescere. E invece è arrivata la guerra in Ucraina. Stiamo davvero vivendo un periodo complicato e anche le nostre comunità di italiani all’estero sono in grande sofferenza. L’incertezza dovuta prima alla pandemia e adesso al conflitto ucraino ha congelato le molteplici iniziative sociali e culturali dei nostri associati. Certo, il mondo del volontariato non si arrende facilmente, e nemmeno la generosità dei nostri italiani all’estero. Sono numerose, infatti, le abitazioni presenti in Italia che i nostri emigranti stanno dando in comodato d’uso gratuito ai profughi ucraini. Un’ulteriore dimostrazione di generosità e altruismo.

Il nostro giornale, nel numero di ottobre 2021, ha evidenziato, in un lungo articolo, quella che appare come una sorta di chiusura, da parte delle istituzioni, alla possibilità che i discendenti di italiani residenti all’estero, di seconda, terza o quarta generazione, disponibili a rientrare in Italia, possano coprire quelle migliaia di posti di lavoro vacanti per i quali tante aziende del nostro Paese hanno difficoltà a reperire professionisti e tecnici specializzati. Eppure, dalla pubblicazione del nostro articolo non è cambiato nulla. Nemmeno le istituzioni italiane hanno risposto alle nostre sollecitazioni. Perché questo «ostracismo»?

Non è il caso di parlare di «ostracismo», bensì di disinteresse o, ancor più, di ignoranza. Non smetterò mai di dire che il «Sistema Italia» con un investimento di 1, coinvolgendo le nostre comunità all’estero, può ottenere 10. Il fatto è che, in generale, non siamo a conoscenza del fenomeno migratorio italiano. Quanti sanno che in un secolo di storia, dalla fine dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento, sono emigrati all’estero circa 25 milioni di italiani e che, se contiamo i loro discendenti, si arriva alla cifra di almeno 60 milioni? Penso ben pochi, compresi i nostri politici. Ecco perché credo sia importante rendere obbligatorio lo studio della storia dell’emigrazione italiana nelle nostre scuole. Tornando al problema posto, come Unaie stiamo coinvolgendo le associazioni di categoria. Proprio quest’anno è partito un progetto pilota tra Confindustria Belluno Dolomiti e l’Associazione Bellunesi nel Mondo per creare una sezione di Confindustria estero che coinvolga imprenditori discendenti di bellunesi. Questo progetto sarà preso a modello anche dalle altre associazioni iscritte all’Unaie con le rispettive sedi di Confindustria.
Sempre come Unaie, abbiamo incontrato, nel­l’aprile scorso, il sottosegretario agli Affari esteri, l’onorevole Benedetto Della Vedova, e il direttore generale per gli Italiani all’estero, Luigi Maria Vignali, e abbiamo consegnato loro un documento articolato in 14 punti, tra cui proprio quello sulla presenza di eccellenze italiane, composte dai nostri discendenti, che potrebbero rientrare in patria. Non solo per coprire posizioni lavorative alle quali i cittadini italiani non sono più interessati, ma anche per ripopolare borghi ormai abbandonati. Di certo come Unaie continueremo a dare battaglia. Coraggio, competenza e numeri non ci mancano. Basti pensare che all’estero rappresentiamo circa 2 mila circoli.

Oggi quali sono le principali sfide che il mondo dell’associazionismo italiano in emigrazione deve affrontare?

In un mondo sempre più globalizzato e con mezzi di comunicazione che assottigliano sempre di più le distanze, il nostro associazionismo ha ancora molte sfide da affrontare. In primis la tutela dei nostri giovani che continuano a fare le valigie. Si parla quasi esclusivamente della «fuga dei cervelli», ma ci sono anche decine di migliaia di giovani – e non solo – che lasciano il nostro Paese e vanno a fare diversi lavori pur sempre umili e poco tutelati. Non dobbiamo dimenticarci di loro. Un’altra sfida è proprio quella di far capire ai nostri politici le opportunità che possono offrire i nostri discendenti, sia per la nostra economia, ma anche per il ripopolamento di un Paese, l’Italia, meraviglioso ma sempre più «vecchio». Non da ultimo preservare e diffondere la storia della nostra emigrazione. Un futuro senza passato non ci porterà da nessuna parte.

Nella vita delle associazioni d’emigrazione, una questione nodale è sempre stata quella del coinvolgimento dei giovani, soprattutto nelle Americhe e in Oceania.

Il problema del ricambio generazionale non interessa solo il nostro associazionismo, ma tutto il mondo del volontariato. Comunque ci sono esperienze in controtendenza. Per esempio, stiamo riscontrando – se facciamo un focus sull’Europa – una voglia di appartenenza al nostro associazionismo. Non più al circolo locale, ma direttamente alla casa madre. C’è una «fame» di informazione locale e di aggiornamento continuo; ecco che alcune nostre associazioni si sono attrezzate con web radio, social network e piattaforme di e-learning. Confido molto nei figli degli italiani che sono emigrati in questi ultimi dieci anni (l’aumento degli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, è stato del 36 per cento). Quando questi bambini chiederanno direttamente ai loro genitori: «Ma io ho un cognome che non è svizzero (o francese, inglese, ecc.)», in mamma e papà scatterà quel sentimento che è la nostalgia delle proprie radici. Un sentimento che non si estinguerà mai. È solo questione di tempo.Con i discendenti italiani, soprattutto in Brasile, Messico e Argentina, abbiamo tantissime attività che ci stanno dando grandi soddisfazioni.

Ci sono associazioni d’emigrazione come la Bellunesi nel Mondo, di cui lei è presidente, che hanno saputo innovarsi aprendosi ai nuovi media, a internet, alla web radio; e dando vita a esperienze all’avanguardia come il Museo interattivo delle Migrazioni. Che risultati ha dato questo impegno? 

Con orgoglio posso dire che l’Associazione Bellunesi nel Mondo è diventata un punto di riferimento a livello nazionale. E questo lo dobbiamo proprio a questo impegno a 360 gradi. Se vogliamo che la gente parli di emigrazione dobbiamo mettere a loro disposizione degli strumenti dedicati. Ecco quindi l’apertura del MiM Belluno (Museo interattivo delle Migrazioni), di Radio ABM, del Centro studi sulle Migrazioni «Aletheia», di Accademiabm.it, di Bellunoradici.net. La nostra sede mette a disposizione tutto questo (e molto altro), e alla nostra porta bussano ricercatori, studenti, appassionati di storia, emigranti, ex emigranti e tanti amici. Presso la nostra associazione ci sono ragazzi del servizio civile, stagisti universitari, studenti dell’alternanza scuola lavoro, volontari di diverse fasce d’età. Siamo aperti tutto l’anno. In questi due anni di pandemia non abbiamo mai chiuso e anzi, forse abbiamo lavorato ancora di più. Di questo devo ringraziare il nostro meraviglioso personale e tutti i nostri volontari.

Quanto è necessario che questa conoscenza della storia dell’emigrazione italiana diventi patrimonio comune e condiviso anche per le generazioni che verranno, e quali ulteriori iniziative intende proporre l’Unaie?

La storia dell’emigrazione italiana deve essere inserita nei programmi scolastici del nostro Paese. Non solo in forma «accademica», ma anche con la partecipazione attiva di chi ha vissuto la storia della nostra emigrazione e di chi la sta vivendo ai giorni nostri, e che rappresenta principalmente un’emigrazione che possiamo definire come «mobilità giovanile». E questo surplus lo può e vuole mettere a disposizione il nostro associazionismo.Come Unaie chiederemo un incontro con il ministro dell’Istruzione e con le Regioni, anche attraverso le nostre associazioni affiliate affinché si possano siglare delle convenzioni specifiche così come è avvenuto per il Veneto.

Quali sono i prossimi impegni nell’agenda del­l’Unaie?

Innanzitutto la presenza attiva al Cgie, la partecipazione alle singole iniziative delle nostre associazioni, il potenziamento del turismo delle radici con una serie di missioni all’estero, l’incontro con tutte le associazioni di categoria a livello nazionale, una serie di convenzioni per il prossimo grande evento che coinvolgerà l’Italia: le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Di certo avremo modo di sentirci ancora: il «Messaggero di sant’Antonio» è un eccezionale e storico mezzo di informazione rivolto a tutte le nostre comunità all’estero. Grazie per quello che fate. Termino con una riflessione: alcune settimane fa, al Museo interattivo delle Migrazioni dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, durante una visita guidata, sono stati coinvolti un’ex emigrante – quarant’anni di lavoro in Svizzera – e una giovane ricercatrice bellunese residente sempre in Svizzera. La giovane, una volta ascoltata la testimonianza dell’ex emigrante, ha così concluso il suo intervento: «Io sono grata a questa signora e a tutti gli emigranti italiani andati all’estero prima di me. Se adesso sono rispettata e apprezzata lo devo a loro, ai loro sacrifici e anche a quanto hanno subito». Migrare è davvero una condizione umana. E noi dell’Unaie ci saremo sempre.


Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 24 Luglio 2022
Lascia un commento che verrà pubblicato