Finché dura quest’oggi
La lettera agli Ebrei ci specifica che il tempo della Resurrezione è «oggi». Bello! E noi che pensavamo che fosse successa due secoli fa. La Resurrezione dura invece tutto l’oggi della nostra umanità e tutto l’oggi della nostra vita. Vuol dire che non c’è resurrezione di Cristo se egli non continua a risorgere con noi anche oggi. Se non attualizziamo con la nostra vita la resurrezione, questa rimane lettera morta, faccenda per quadri e liturgie fini a se stesse, anche se solenni e con tanto incenso. Vuol dire che se alla grande Veglia del Sabato Santo, la madre di tutte le veglie e da dove scaturiscono tutte le nostre eucaristie domenicali (appunto dette «pasqua settimanale»), non portiamo tutto noi stessi, le nostre piccole o grandi morti quotidiane (le fragilità, i nostri tradimenti), le nostre richieste di vita, di più vita per tutti, be’, la Veglia pasquale ha poco senso.
Practice resurrection, praticate la resurrezione: è l’ultimo verso di una poesia di Wendell Berry, e mi sembra renda bene l’idea. La resurrezione è da «praticare» ogni giorno, da concretizzare, da vivere, da esprimere attraverso le nostre scelte quotidiane, i nostri stili di vita. Come dire che la resurrezione è una faccenda molto concreta ed esistenziale per niente relegabile in chiesa e qualche giorno particolare all’anno. Celebrarla solennemente a Pasqua ci serve per imparare e ricordarci di farne memoria ogni volta che capita nella nostra vita. E allora, «finché dura quest’oggi» (Eb 3,13) risorgiamo anche noi con Cristo! Se siamo «praticanti»...