Gentili si diventa
I bambini coinvolti sono 380, una cinquantina i docenti. Siamo a Romano d’Ezzelino, poco più di 14 mila abitanti in provincia di Vicenza. Alunni e insegnanti appartengono all’Istituto comprensivo diretto dal professor Antonio Maria Bianchin. Grazie al Comune che ha aderito a un progetto nazionale, la scuola ha intrapreso quella che viene considerata, sia a livello didattico che culturale, una sfida pionieristica. Sui banchi l’insolito «esercito», armato solo di buone maniere, è chiamato ad affrontare una materia finora mai studiata sui libri di scuola: la gentilezza. Essere gentili par quasi un valore antico, fuori moda, controcorrente. Forse per tale ragione è un tema molto caro a un instancabile testimonial come papa Francesco. Nell’enciclica Fratelli tutti vi dedica un intero paragrafo: «È ancora possibile scegliere di esercitarla. Ci sono persone che lo fanno e diventano stelle in mezzo all’oscurità». Un «rivoluzionario gentile» che, durante l’udienza del 13 maggio 2015, suggerì pure poche e buone «istruzioni per l’uso». «Permesso?», «Grazie» e «Scusa» sono tre parole semplici, ha spiegato il Papa, «ma non così semplici da mettere in pratica». E racchiudono una grande forza: «La forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove; invece, la loro mancanza a poco a poco apre delle crepe che possono farla persino crollare».
A essere coinvolti nel progetto didattico gli alunni delle prime tre classi delle primarie di Romano, San Giacomo, Sacro Cuore e Fellette. Nel Vicentino, altri sette Comuni hanno aderito al progetto: Cassola, Tezze sul Brenta, Solagna, Pove del Grappa, Valbrenta, Breganze e Colceresa. E il numero di istituti e Comuni che hanno deciso di investire sulla gentilezza si va allargando. I primi a essere entusiasti dell’iniziativa sono proprio i bambini. «A scuola abbiamo sempre fatto osservare piccole regole di buona educazione, ma questo corso li ha cambiati sin dalle prime lezioni – spiega Sabrina Todesco che, insieme con le colleghe Angiolella Dalla Valle e Antonia Cesa della primaria di San Giuseppe di Cassola, sta sviluppando il progetto –. Qualche esempio? Appena entra in classe un adulto, si alzano in piedi e salutano. Gli stessi genitori ci hanno raccontato che durante la settimana del “grazie”, in casa era un ringraziare continuo oltre al compiere gesti gentili».
Franca Meneghetti è assessore a Istruzione e gentilezza a Romano d’Ezzelino. «Nel marzo 2021 la nostra amministrazione ha aderito al progetto nazionale “Costruiamo gentilezza” – spiega –, per portare nelle scuole del territorio attività e iniziative che dessero un valore aggiunto alla comunità. In Italia, a oggi sono stati istituiti 157 assessorati alla Gentilezza, 15 dei quali sono in Veneto. Grazie al contributo di alcuni sostenitori, abbiamo potuto entrare a scuola e permettere ai bambini di imparare a stare bene, valorizzando la bellezza dei gesti quotidiani». Convinto fautore del valore sociale della gentilezza anche il sindaco Simone Bontorin: «Accompagnare i più piccoli in questo percorso è un modo per creare quell’armonia e quella gioia di relazione familiare, amicale e lavorativa, che è il necessario ossigeno per vivere la crescita e lo sviluppo di ogni comunità».
Buone pratiche
Il corso prende il nome dal titolo del libro Tutti a scuola. Corso di gentilezza. Buone norme di comportamento, un testo già strutturato a livello operativo come un percorso didattico. Per gli insegnanti è la guida con cui spiegare ai bambini buone pratiche di gentilezza. Per gli alunni, un «dizionario» attraverso il quale «toccare con mano» questa virtù grazie al gioco e alla riflessione condivisa. A scriverlo, Angelica Montagna, di Bassano del Grappa (VI), giornalista ed esperta di formazione, in particolare di business etiquette (ndr, il galateo in azienda). Angelica ha curato i testi; la sorella Simonetta, le illustrazioni. Nei mesi scorsi hanno presentato la proposta ad alcune amministrazioni locali, da lì passaparola e le prime adesioni. L’idea del libro è nata durante la pandemia. «In questo tempo difficile avremmo dovuto diventare più gentili, più attenti a noi stessi e agli altri – aggiunge l’autrice –, e invece basta vedere ciò che accade sui social. Si sono innalzati i toni conflittuali e le persone usano sempre più spesso parole e toni di odio e rancore. Questa situazione mi ha spinto a tentare di cambiare qualcosa scrivendo, a partire dal linguaggio e dai piccoli gesti».
La scrittrice nel volume presenta alcune buone norme, le stesse che lei per prima ha appreso in famiglia. «Il corso è pensato per i piccoli, ma il ritorno alla gentilezza è rivolto a tutta la famiglia. I miei genitori erano professori, ma anche artisti. Papà era pittore, mamma pianista. Erano persone gentili. Un aneddoto tra i tanti: in vacanza al mare, quando si andava a pranzo fuori, prima di entrare in ristorante la mamma ci metteva uno dietro l’altro, tutti e sei in fila in modo che ognuno allacciasse il bavaglino al fratello o alla sorella che gli stava davanti». Il testo si compone di 15 capitoli, pensati come mappa per altrettante lezioni in classe. Si parte dalla definizione di gentilezza, per arrivare a come presentarsi agli altri. Si studiano le parole gentili e i comportamenti da tenere a scuola, al supermercato o al ristorante. Si impara a rapportarsi con nonni e fratelli ma anche come agire se ci trattano male.
Tra le prime buone pratiche da affidare ai bambini, c’è «come ci si presenta agli altri». «All’adulto che non si conosce non si dà del tu se non è l’adulto a chiederlo. Attraverso il corso si insegna che quando la mamma o il papà ci presentano a qualcuno, a quella persona che ci sta di fronte si dà la mano. Se chiede: “Come stai?”, si risponde e poi si chiede a nostra volta, guardandolo negli occhi: “E lei come sta?”». Ognuno dei 15 capitoli del libro si divide a sua volta in tre sessioni: le regole da tenere, ovvero le buone maniere; un test per capire che cosa si è appreso; un gioco per mettere alla prova la propria gentilezza.
«Nel capitolo Al supermercato, ad esempio – spiega l’autrice –, una delle regole fondamentali è rispettare la fila. Riguarda direttamente i bambini, ma coinvolge anche i genitori e tutta la famiglia: saranno i bambini, se il papà o la mamma saltano la fila, a dire ai genitori “Ehi, torna indietro: non sei gentile!”». La gentilezza, quindi, si può imparare. «È una disposizione del cuore, che va però educata, coltivata – conclude Montagna –. Non c’è nessun bambino “cattivo”; il bambino è gentile di suo e, anzi, può diventare un “buon maestro” per gli adulti». Per esempio, ricordando loro di pronunciare più spesso le «buone parole» che rendono migliore anche la vita quotidiana. Due su tutte: «Scusami» e «Ti voglio bene». Due espressioni semplici, per una grande rivoluzione «gentile».
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