Gli italiani che fecero il Brasile
Il decreto con cui venne abolita la schiavitù in Brasile, risalente al 13 maggio 1888, fu causa di una grave crisi che riguardava la manodopera occupata nel lavoro agricolo, soprattutto dove prevaleva la coltivazione del caffè. Si trattava di grandi estensioni terriere, per lo più vergini, che erano già state considerate per richiamare popolazioni europee e asiatiche a lavorarne la terra. Si pensò dunque di favorire l’immigrazione da stati esteri con una legislazione ad hoc, e l’acquisto della terra da parte dei nuovi arrivati. Nel corso dell’ultimo decennio dell’Ottocento, l’emigrazione italiana spostò la propria meta principale dall’Argentina verso il Brasile. «Il numero degli immigrati italiani che entrano in Brasile passa dai 9.742 del 1875 ai 104.353 del 1888 ai 123.326 del 1891 e così via, fino a che, nel 1910, il numero degli italiani residenti in Brasile è di 1.500.000 individui, più della metà dei quali è nella provincia di São Paulo» (Robert Paris, in Storia d’Italia, Einaudi, 1975, vol 4*, p. 592).
Il 3 gennaio 1874 salpò dal porto di Genova il veliero La Sofia. La nave trasportava quasi 400 migranti veneti e trentini – questi ultimi con passaporto non italiano essendo il Trentino ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico – reclutati dal commerciante d’origine trentina Pietro Tabacchi che, nell’anno precedente, incaricato dal governo brasiliano, era partito per un viaggio di ricognizione nell’Italia del Nord. Tabacchi si trovava e operava nel territorio di Vera Cruz (attualmente Aracruz, Espírito Santo) già dagli anni '50 dello stesso secolo. La spedizione nel Nord della Penisola diede i suoi frutti, e diverse famiglie lo seguirono speranzose di migliorare le proprie condizioni economiche. La traversata oceanica durò più di un mese e il bastimento giunse in Brasile, a Vitoria, nello Stato di Espírito Santo, il 21 febbraio 1874.
Tale approdo segnò l’inizio di un processo di emigrazione di massa degli italiani verso il Brasile: persone con radici contadine, povere o in gravi difficoltà economiche, analfabete e che riuscivano a comunicare solo con il loro dialetto. La maggior parte non era mai uscita dal proprio Paese. Gli italo-discendenti in Brasile si contano attualmente attorno ai 30 milioni, di cui 12 di origine veneta, facendo così di questa terra il Paese con il maggior numero di discendenti italiani al mondo. Per ricordare l'arrivo dei migranti italiani in terra brasiliana, onorare i discendenti e riconoscere il contributo che la comunità italiana ha dato alla formazione e allo sviluppo del Brasile, nel giugno 2008, attraverso la legge n. 11.687, firmata dal vice-presidente della Repubblica, José de Alencar, venne istituito il «Dia nacional do imigrante italiano» che ogni anno si celebra il giorno 21 del mese di febbraio.
Nella pagina online dell’Ambasciata d’Italia di Brasilia, dedicata alle celebrazioni dell’anno scorso, troviamo queste parole: «Dal calcio all’enologia, dall’ingegneria alle biotecnologie, dalla tutela dell’ambiente alla ricerca, abbiamo dato e continuiamo a dare vita a un crogiolo di scambi incredibilmente ricco, che Italia e Brasile intendono continuare a esplorare e valorizzare». Il 21 febbraio di quest’anno, la celebrazione ha un significato ancora più pregnante visto l’anniversario dei 150 anni da quel primo sbarco che ha segnato le sorti di tante famiglie italiane e del Brasile.
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