Gmg «non è Babele. È Pentecoste»
Scrivo di primo mattino, mentre la maggior parte degli altri 310 giovani uomini distesi a terra nella palestra del Polidesportivo Vale Fundão sono ancora immersi nel sonno, rannicchiati nei loro sacchi a pelo. Sono pellegrini arrivati a Lisbona per rispondere all’appello di papa Francesco a vivere tutti insieme la festa della XXXVIII Giornata mondiale della gioventù, in programma fino a domenica 6 agosto nella città che diede i natali a sant’Antonio. Qui in palestra ci sono italiani, francesi, slovacchi, cinesi, polacchi, portoghesi, belgi, tutti coinvolti dalle rispettive pastorali giovanili dei frati conventuali, radunati in una sorta di «cittadella francescana» internazionale.
«Mi piace quando preghiamo insieme contemporaneamente in lingue diverse, per esempio il Padre Nostro» confida Filippo, 16 anni (sì, ci sono anche minorenni tra noi, con i loro accompagnatori). «Non è Babele. È Pentecoste». «A me ha colpito come pregano i francesi. Non hanno paura a mostrare che sono felici, e coinvolgono tutto il corpo mentre cantano e pregano» gli fa eco Elia, 18 anni.
«Spesso mi sento sola con la mia fede. Sono venuta alla Gmg anche per fare esperienza di quanto è bello credere insieme a tanti miei coetanei» ammette Martina, 19 anni. Invece di assecondare la solitudine, Martina ha preso sul serio il motto della Gmg – «Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) –, si è alzata ed è partita, insieme a tanti altri. Si è sentita «chiamata per nome», come ha detto papa Francesco al suo primo incontro con i giovani di Lisbona, nel grande parco al cuore della capitale: «Voi non siete qui per caso. Il Signore vi ha chiamati, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni».
Filippo, Elia, Martina, ma anche i loro amici rimasti a casa, perché, ha detto con forza Francesco, «nella Chiesa c’è spazio per tutti – per tutti! – nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti». E allora, con coraggio, ci si può alzare e andare. Il Papa ne è convinto, e lo ha detto a chiare parole ai giovani: «Non abbiate paura, abbiate coraggio, andate avanti sapendo che siamo protetti dall’amore di Dio. Dio ci ama: diciamolo insieme, tutti: Dio ci ama. Più forte, che non sento! Grazie!». Già, davvero questa non sembra Babele. Sembra proprio Pentecoste.
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