I 15 anni di sant'Antonio
«Trascorsi gli anni della fanciullezza, all’affacciarsi della maggiore età, cioè sui quindici anni circa, cominciò a sperimentare e paventare i pericoli del mondo. Consapevole che giovinezza e piaceri sono effimeri, Fernando, giovane di buona indole, presto chinò il collo al giogo di Cristo». (Raymundina, 3)
A 15 anni Fernando lascia casa e casata e si butta nella vita. La metà di 30 corrisponde agli anni magnifici e «duri» che ragazzi e ragazze attraversano con quel che di spensieratezza e di trepidazione che sappiamo. A quell’età si dovrebbe essere acchiappasogni, un po’ «fuori», sbilanciati su desideri «esagerati», in tensione con se stessi, famiglia, scuola, istituzioni e tradizioni, fede compresa.
Fernando intuisce che deve decidere la propria vita prima che la vita lo faccia per lui. In una sorta di intervista impossibile, vedo il Nostro nella vivace e multietnica Lisbona, liberata dalla lunga dominazione araba. È rampollo di una famiglia nobile e di sicuro merito civile, è un ragazzo mosso da un cuore esigente, che oggi chiameremmo bisogno di sana adrenalina. A proposito, ad Assisi solo pochi anni prima un certo Francesco aveva messo ordine nei propri sogni e desideri anche buttandosi nella neve e tra le spine. Perché nessuna mente vispa sfuggiva ai travagli del risveglio economico culturale e religioso del tempo, come anche delle stesse liberazioni nazionali, nonché del fenomeno ambivalente delle Crociate.
E poi… quel mare troppo grande che gli stava davanti come una provocazione. Che desideri aveva Fernando/Antonio, che cosa sognava? Sicuramente anche lui nella notte desiderava, attendeva dalle stelle – de sidera – , che tra loro apparisse la sua stella e gli indicasse dove spendere il suo de-siderio di libertà, di infinito, di eternità.
Ho chiesto ad alcuni ragazzi che hanno problemi di dipendenza che cosa avessero sognato a 15 anni: «Sognavo i rave party» confessa Paolo; «Sognavo l’atletica, ma ero troppo sola – dice Erica –, e mi sono persa nel disordine»; «A 15 anni ero promessa del calcio – ricorda Alberto –, ma preferii non staccarmi da un certo “giro” di amici che mi aveva “preso”»; «Sognavo di diventare un valente chef – ammette Piero –, ma già le prime “canne” mi sottrassero voglia e costanza»; «A 15 anni i miei sogni erano già annegati nelle abbuffate d’alcol e altro –racconta Roberto –, detestavo quel tunnel, ma avevo perso la facoltà di sognare». E per finire, Arianna: «Sognavo solo di essere come le altre, con una affettività “corretta”, ma ho dovuto stordirmi per non soffrire troppo».
La droga, tutte le droghe, sono terribili «ammazza sogni», demolitrici dei desideri e della lotta. Promettere, consentire, sfruttare soddisfazioni facili e immediate è il tradimento della nostra generazione, sazia e garantita, verso i ragazzi. Possibile risalire su «quel tram chiamato desiderio», recuperando e mantenendo la forza dei sogni dei 15 anni nonostante tutto? Paolo, Erica, Alberto, Piero, Roberto, ci stanno provando (con l’aiuto di sant’Antonio!).
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