Il pittore della Madonnina
Sicuramente quest’immagine della Madonna l’avete vista tutti, l’avete trovata su francobolli, portagioie e in numerosi film... Nata come Maternità, ritratto di una giovane ragazza col fratellino in braccio, ha conquistato l’affetto universale, diventando la Madonnina più famosa al mondo. «Direi che non c’è nessun continente in cui la Madonnina non sia stata riprodotta – afferma Lorenzo Marenesi, presidente dell’“Associazione culturale Roberto Ferruzzi”, di Torreglia, che si occupa della valorizzazione di questo artista e dei Colli Euganei –. È diventata un’immagine mariana, anche se la modella fu una ragazzina. Quasi sicuramente il ritratto venne fatto a Luvigliano (PD), precisamente a Villa Isabella, che fu la prima abitazione del pittore Roberto Ferruzzi».
Il pronipote, Roberto Ferruzzi junior, che vive a Venezia e ha una Galleria d’arte, non crede che ci siano prove che quest’opera sia stata dipinta sui Colli e aggiunge: «Roberto, il mio bisnonno, era un pittore dalmata, ma legato al Veneto perché la mamma, Giovanna Fenzi, era una nobile di Conegliano e la moglie, Ester, era padovana, figlia di Antonio Sorgato. Roberto si laureò in giurisprudenza a Padova, ma la pittura, grazie al grande talento, divenne la sua strada. A proposito della Madonnina, mio nonno Ferruccio ricordava che il padre dipinse il quadro in 15 giorni a Venezia per portarlo alla seconda Esposizione Internazionale d’arte e che la ragazzina in posa faceva fatica a tenere il fratellino in braccio».
Roberto Ferruzzi nacque a Sebenico il 16 dicembre 1853 e morì a Venezia il 16 febbraio 1934. Riposa, con la moglie Ester e la figlia Mariska, nel cimitero dell’incantevole borgo di Luvigliano. Borgo che nei primi anni del Novecento si trasformò in un cenacolo di artisti, cui appartennero il medico Francesco Saverio Verson, il musicista Cesare Pollini, lo scrittore Antonio Fogazzaro. «Fu proprio a Luvigliano che Ferruzzi dovette notare una ragazza, Angelina, che era probabilmente a servizio da una delle famiglie benestanti del luogo e chiese il permesso di farle il ritratto con il fratellino Romeo in braccio» racconta Roberto Dainese, con lo sguardo rivolto a Villa Vescovi, splendido gioiello architettonico voluto dal vescovo di Padova nel Cinquecento e oggi di proprietà del Fai.
La ragazzina che ispirò il quadro di Ferruzzi si chiamava Angelina Cian. Aveva occhi «dalla bontà ineffabile» e furono i tanti ammiratori a trasformare l’opera in un’icona universale, consolatrice, come appunto la Madre di Gesù. Il fatto che questa Madonnina fosse amata in tutto il mondo non fu però noto alla ragazza ritratta. A lei la vita riservò un destino pieno di difficoltà e povertà. La giovane, infatti, si sposò ed emigrò col marito in America; qui ebbe dieci figli che non riuscì a crescere. Dopo essere rimasta vedova durante l’epidemia di influenza del 1929, Angelina si ammalò, fu ricoverata in ospedale psichiatrico e trascorse lì il resto dei suoi giorni. Molti anni dopo, una delle figlie, diventata suora col nome di suor Angela Maria Bovo, tornò in Italia alla ricerca delle sue origini. Suor Angela scoprì, grazie a Giulia ed Elisa, zie veneziane ultraottantenni, che proprio sua mamma era stata la modella della famosa Madonnina.
Il pittore dalmata
A Roberto la Dalmazia rimase sempre nel cuore, ma la famiglia era di origini fiorentine (il cognome originariamente era Ferrucci). Egli visse tra Venezia, in una casa alle Zattere, e Luvigliano. Due luoghi magici, dove un animo sensibile come il suo trovava bellezza ed emozioni, alimento per la sua arte. Il pittore non fu toccato dai furori delle avanguardie e tantomeno da invidie o rancori per gli altri artisti. Amò il borgo euganeo di un affetto profondo e ricambiato, tanto che molti ragazzi nati attorno a Villa dei Vescovi presero il nome di Roberto, in suo onore. Dice infatti Roberto Manoli, un altro esperto della storia di Luvigliano: «La maestra Luisa Fasolato era una sua grande ammiratrice, ci portava al cimitero a vedere la sua tomba e voleva che tutti i ragazzi si chiamassero Roberto».
Il Ferruzzi fu un fine ritrattista che sapeva vedere molto a fondo nell’animo umano. «In un volto trovava – aggiunge il pronipote Roberto Ferruzzi – qualcosa che va al di là». Fu un uomo generoso, attento ai sorrisi e alle lacrime dei suoi simili, innamorato della bellezza del mondo, per nulla invaghito del successo mondano; piuttosto intento a custodire gelosamente il suo patrimonio interiore di immagini e di memorie. Che fosse dotato di grande sensibilità e di fede si evince anche da uno scritto di memorie della figlia Mariska che, a proposito del Ritratto di vecchio, scriveva: «L’artista sembra vincere allora i legami terreni ed uscire dalla vita mortale e, nell’abbraccio misterioso dell’arte, congiungersi allo Spirito Divino!» (Mariska Ferruzzi, Il pittore di Madonnina Roberto Ferruzzi, Parrocchia di Luvigliano, 1984, p. 7). Il Ritratto di vecchio fu presentato e venduto all’Esposizione di Torino del 1884, Prima penitenza fu esposto alla prima Nazionale d’arte di Venezia nel 1887, Preghiera, Ciancian Brighella, Venezia d’inverno furono opere ammirate da critici e pubblico.
Dov’è finito l’originale?
La Madonnina fu definita dal critico Giorgio Segato un capolavoro, «una mirabile testimonianza di amore, di pietà, di purezza, di serena confidenza nella provvidenza del cielo» (Roberto Ferruzzi: il pittore della Madonnina, La Galiverna, 1989). L’originale fu molto ammirato alla Biennale di Venezia del 1897, dove fu esposto e conteso tra diversi acquirenti. Tra i primi proprietari del dipinto ci fu il fotografo Vittorio Alinari di Firenze (nella foto del 1899 del quadro si vedono un albero e la luce del cielo). Nel 1935 la Madonnina fu esposta di nuovo alla Biennale di Venezia. Poi pare che l’originale sia stato comperato da J.G.A. Leishman, console americano in Svizzera, e che sia andato perduto in un naufragio durante la traversata in nave verso l’America. Una leggenda senza fondamento per Roberto Ferruzzi junior.
In molti si sono adoperati per cercare l’originale. Del caso si è occupata anche la trasmissione televisiva di Rai 3 Chi l’ha visto?, grazie alla quale si è ritrovato un bozzetto preparatorio in provincia di Treviso. Continuano ad arrivare da tutto il mondo numerose segnalazioni, ma si tratterebbe sempre di copie. E comunque la ricerca continua, e chi ritenesse di avere informazioni utili può mettersi in contatto con l’Associazione Roberto Ferruzzi o con gli eredi del pittore. Chissà che non si possano aggiungere altri capitoli a questa storia, sicuramente meritevole di essere raccontata e, soprattutto, che sia giunto il tempo della riscoperta di questo egregio pittore che non va dimenticato.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!