Due città, una luce, una capitale
Ce le ricordiamo tutti quelle file di bare trasportate, nella primavera del 2020, sui camion militari. Nelle province di Bergamo e Brescia il covid si era abbattuto con particolare violenza, mietendo un gran numero di vittime. Oggi, a distanza di tre anni, le due città cuore della Pianura Padana sono ripartite. Da quelle morti terribili, come dal seme evangelico, si è generata una vita nuova. A irrorarla, oltre alla memoria di ciò che è stato, la consapevolezza di un futuro possibile. A partire anche dalla cultura, ambito spesso vituperato, sempre dimenticato, fanalino di coda di iniziative politiche che di sovente ne dimenticano la forza generativa e aggregativa. Lo ha ricordato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto il 20 gennaio scorso alla cerimonia inaugurale di «Bergamo e Brescia Capitale italiana della cultura 2023»: «La cultura è una grande ricchezza. Nasce dalla vita, dalla comunità, dalla natura che ci ospita, e poi ritorna alle persone, alle generazioni successive, come forza vitale, come civiltà, come genio e valore. La cultura […] è l’emozione di rappresentare la vita, è un arricchimento dei valori che caratterizzano l’umanità».
E dunque eccoci qui, in questo 2023, per riscoprire la forza e la bellezza delle due città lombarde, definite «Capitale della cultura» al singolare, come a ribadire che se sono state unite nel dolore, lo sono anche ora nella risurrezione. È la prima volta che accade che due città decidano di andare oltre i campanilismi, per crescere insieme tracciando l’immagine di uno «spazio urbano “possibile e futuro”», come si legge nei documenti preparatori, capace di mettere insieme caratteristiche simili come «la straordinaria capacità manifatturiera, la tradizionale capacità e disciplina di lavoro, la vocazione imprenditoriale, ma anche le reti di solidarietà e i patrimoni culturali di rilevanza unica su scala internazionale, scambiandosi buone pratiche, trovando sinergie, accelerando processi e condividendo conoscenza».
Il progetto
Ma partiamo dal principio. L’iniziativa «Capitale italiana della cultura» nasce nel 2014 con l’obiettivo di «sostenere, incoraggiare e valorizzare l’autonoma capacità progettuale e attuativa delle città», per recepire «in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita e lo sviluppo economico», come si legge nel sito del Governo. La nomina di Bergamo e Brescia a «Capitale italiana della cultura 2023» è avvenuta nel luglio del 2020, in risposta alla candidatura avanzata dalle due città. I vari soggetti in campo (Assessorati alla cultura, Università, mondo delle imprese e dell’artigianato, della salute e del terzo settore, della scuola e del turismo, dell’associazionismo e delle imprese creative, dell’enogastronomia) hanno, nei mesi successivi, dato vita a un vero e proprio «dossier», La città illuminata, nel quale sono state tracciate quattro aree tematiche all’interno delle quali promuovere le varie attività.
La prima area individuata, denominata La città dei tesori nascosti, vuole sottolineare l’importanza di scoprire il bello racchiuso nei due capoluoghi. Un bello che si concretizza, oltre che nei vari monumenti storici e nei complessi archeologici, pure nei percorsi paesaggistici che li uniscono. La seconda, La città natura, mette al centro il tema delle risorse naturali, anche ipotizzando possibili forme di consumo e di trasporto alternative, coinvolgendo sia i singoli sia le imprese. La terza, La città che inventa, raggruppa invece tutto ciò che è tessuto produttivo e lo mette in relazione con il mondo delle Università e della formazione artistico-culturale. Infine, la quarta, La cultura come cura, si riallaccia alla drammatica esperienza vissuta durante la pandemia. «Un’esperienza – si legge nel dossier –
che ha amplificato le fragilità strutturali e portato la questione della cura al centro del dibattito a livello nazionale ed europeo» e nella quale «la cultura è emersa come strumento di prevenzione e socializzazione, che influenza il benessere delle persone, attraverso processi di inclusione e accoglienza per la costruzione di relazioni di comunità». Il progetto coinvolge, ovviamente, anche le diocesi di Bergamo e Brescia, che hanno deciso di declinare le quattro aree secondo il loro specifico punto di vista, coinvolgendo tutte le realtà diocesane.
Largo alla bellezza
Gli eventi, oltre cento (cui faranno da corona moltissime altre iniziative che prenderanno corpo nel corso dell’anno grazie al coinvolgimento di tutte le realtà in rete), si susseguiranno per tutto il 2023 nei territori delle due città (l’elenco degli eventi è visibile sul sito bergamobrescia2023.it): mostre, conferenze, inaugurazioni di nuovi musei, visite guidate, performance, spettacoli teatrali e cinematografici, concerti e balletti, presentazioni di libri e occasioni di socializzazione faranno da cornice alla riscoperta di un territorio ricchissimo di bellezze storiche artistiche e naturali. Un momento particolarmente toccante e commovente ha avuto luogo lo scorso sabato 18 marzo, Giornata della memoria per le vittime del covid, quando, alle 20 esatte, i campanili dei 448 Comuni sparsi sul territorio delle due provincie (per un totale di 7.500 chilometri quadrati) hanno battuto un numero di rintocchi pari al numero delle vittime del covid registrate nella loro area, dando vita al concerto più ampio mai eseguito al mondo.
«Durante la pandemia abbiamo pagato un alto tributo in termini di vite umane e anche di possibilità non vissute – aveva ricordato il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, nella giornata inaugurale del 20 gennaio scorso –. Da questa esperienza abbiamo capito che da soli non si va da nessuna parte, per questo l’abbraccio con Bergamo è diventato quanto mai importante». Una testimonianza rilanciata anche da Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, secondo il quale la cultura, oltre a essere sinonimo di libertà e di emancipazione, è anche «il miglior antidoto alla paura, allo spaesamento e alla tristezza». Da Bergamo e Brescia, Città dei Mille e Leonessa d’Italia, si irradierà dunque nel corso di questo 2023 una grande e speciale luce, capace non solo di illuminare i grandi cambiamenti del nostro tempo, ma anche di indirizzare la collettività, come un punto di riferimento e di approdo, verso una maggiore e solidale accoglienza.
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