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Carlo Maria Martini

Imparare a credere

Il caso serio della fede
20 Ottobre 2019 | Recensione di
Scheda
Piemme
2019
€16,50

Lo scenario è quello della Sinagoga di Cafarnao, proposto nel Vangelo di Giovanni. La folla chiede a Gesù: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio». La sua risposta non si fa attendere: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».

Siamo pronti ad accogliere un Dio umile, pieno di tenerezza, che si esprime nella fragilità della carne, un Dio Crocifisso? Su queste domande si fonda la riflessione proposta dall’indimenticabile cardinale Carlo Maria Martini, biblista di fama internazionale, per ventidue anni arcivescovo di Milano, nel libro: «Imparare a credere. Il caso serio della fede» (Piemme).

È una meditazione che conduce al credere autentico e maturo. «Rispetto all’incredulità crescente attorno a noi – lo ammettiamo con dolore -, la risposta non può essere: miglioriamo la catechesi, organizziamoci meglio, preghiamo di più», osserva il cardinale. C’è di più: «Bisogna puntare sul caso serio, aiutare la gente a riconoscere e accogliere un Dio che si esprime nella fragilità e nell’umiltà della carne, nel suo avvicinarsi cortese e delicato alle persone, nella potenza di fronte alla tenebre e nella compassione di fronte alla debolezza umana». Un Dio che «risplende nell’estrema inermità del Crocifisso».

Per il cardinale Martini, credere a un Dio così ha molte conseguenze antropologiche, espresse nei vangeli: sono il succo concreto e quotidiano del caso serio della fede. Nonostante la secolarizzazione, l’indifferenza e l’incredulità di oggi – sottolinea – la nostra situazione è meno drammatica di quella della comunità giovannea che era una piccola luce in mezzo a grandi tenebre, eppure aveva una fede profonda.

L’invito è, quindi, a essere obbedienti allo Spirito: «la grazia dell’oggi ci farà  ritrovare la luce delle prime comunità suscitate dal fatto cristiano e ci aiuterà a leggere nel Nuovo Testamento ricchezze straordinarie di ottimismo vissuto in condizione difficili e oscure».  

È la forza della Parola. La Gloria di Dio, sostiene il cardinale Martini, si può manifestare in noi oggi più che nel passato, «mostrandoci il carattere provvidenziale delle prove che stiamo attraversando». Occorre mettersi in ascolto, aprire il cuore, affidarsi a Dio che è «il bene più grande e liberante dell’uomo».

Data di aggiornamento: 20 Ottobre 2019